«Il disco ispirato agli scritti di San Francesco? È la cosa più bella che abbia mai composto». Parola di Angelo Branduardi, che nel 2000 (e già all’apice di una carriera straordinaria), ha inciso il suo disco più iconico. L’infinitamente piccolo è infatti un album che nasce con la precisa idea di mettere in musica la storia di san Francesco D’Assisi, partendo dal Laudes Creaturarum, quel Cantico delle Creature che è tutt’oggi il testo più antico della letteratura italiana. Adesso il cantautore torna a calcare i palchi con il nuovo tour «Il Cantico», un evento unico che trasporterà il pubblico in un viaggio musicale e spirituale attraverso la vita e le parole di San Francesco, tra luce, povertà, letizia e poesia. In Puglia è atteso al Teatro Petruzzelli di Bari il 24 maggio, alle 21 (ancora pochi biglietti disponibili, al botteghino e su Ticketone.it), e lo farà con la storica band al completo: Fabio Valdemarin alle tastiere, Nicola Oliva alle chitarre, Stefano Olivato al basso, Davide Ragazzoni alla batteria.
Branduardi ha dato a Il Cantico delle Creature (che è anche il titolo del brano che apre quel disco) una veste nuova, ancora oggi capace di trasportare quei concetti in un particolare universo sonoro: musiche sospese tra stili medievali e rinascimentali, per poi trasformarsi in un folk-pop moderno, in una cifra artistica immediatamente riconoscibile. «Una canzone alle spalle ha bisogno di un pensiero - spiega l’artista lombardo - San Francesco era un poeta e cantava: il suo cuore era aperto sul mistero e i piedi amavano questa terra con i suoi limiti».
Negli ultimi anni si è reso protagonista anche di una Lauda in musica, una forma teatrale inventata da San Francesco.
«I francescani mi interpellarono per quella occasione e io dissi subito di sì: mi sono immaginato un semplice assito, come usava fare il santo, che si esibiva sulla pubblica piazza come un menestrello. Tutto quello che ha scritto (purtroppo rimasto molto poco), nasceva per essere cantato».
Pare persino che Francesco suonasse ogni tanto.
«Compose addirittura una musica per il suo Cantico, ma è andata perduta. L’importante è che non lo chiamiamo più “il giullare di Dio”, come aveva fatto in un film Roberto Rossellini. Non lo era affatto. Io ho solo provato a ridare voce alle sue parole, perché si possa di nuovo cantarle».
Questo è un altro tour che prosegue le celebrazioni dei 50 anni di carriera, iniziate nel 2024.
«In realtà sarebbero di più, perché prima del 1974 c’era stata una lunga gavetta. Nel 1972 avevo anche fatto un disco, Confessioni di un malandrino. Ma la casa discografica di allora lo giudicò brutto e non ne fece più nulla».
È anche titolo di una autobiografia, scritta con Fabio Zuffanti.
«Gli artisti sono tutti un po’ malandrini, nel senso che sono trasgressivi, riescono a vedere oltre, rispetto a ciò che scorge la gente comune. Anche Francesco era così».