L’evoluzione artistica e personale di Gordon Andrew Summer, in arte Sting, dall’esaltante stagione reggae-rock assieme ai Police alla carriera solista. Un artista a tutto tondo, vera leggenda vivente, raccontato nel documentario Sting tra musica e libertà, per la regia di Julie Veille (Francia, 2017), in onda stasera alle 22.45 su Rai 5. Le influenze musicali di Sting abbracciano rock, jazz, reggae, pop, musica classica, new-age, progressive rock e worldbeat. Come cantante solista e bassista dei Police, nella sua carriera ha ricevuto 17 Grammy Awards, 3 Brit Awards, un Golden Globe e un Premio Tenco. È stato candidato quattro volte per l’Oscar alla migliore canzone nel 2001, 2002, 2004 e 2017 per i film Le follie dell'imperatore, Kate & Leopold, Ritorno a Cold Mountain e Jim: The James Foley Story. Sting ha venduto in totale oltre 100 milioni di dischi nel mondo tra Police e carriera solista.
Il focus è principalmente sulla sua carriera da solista. «Volevo la libertà - dice - dettata dalle mie canzoni». Il documentario propone il ritratto di questo artista complesso e tormentato che ha non ha mai smesso di guardare avanti e misurarsi con i generi più disparati. Oltre all’intervista alla star, scorrono varie testimonianze di persone a lui vicine, tra cui il chitarrista Dominic Miller, Zucchero, il batterista Vinnie Colaiuta, Will.I .am (dai Black Eyed Peas) e Bob Geldof.
Carisma spiovere, polistrumentista, compositore e poeta sublime, Sting si è guadagnato una stella sulla «Hollywood Walk of Fame» ed è stato ammesso nella «Rock and Roll Hall of Fame» come bassista e cantante dei Police.[red.spett.]