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Fabio Troiano a Castellana: «Le epidemie del passato insegnano ad aver fede per superare la crisi»

 
Sebastiano Coletta

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Sebastiano Coletta

Fabio Troiano a Castellana: «Le epidemie del passato insegnano ad aver fede per superare la crisi»

«Il teatro vive un momento di rinascita»: l’attore parteciperà alla rievocazione storica «Ab Origine»

Domenica 08 Gennaio 2023, 11:59

Un viaggio tra realtà storica e finzione, tra sofferenza e fiducia, ombre e luci in continuo contrasto nella vita umana, come un quadro caravaggesco. «Ab origine – Laddove tutto ha avuto inizio», che prenderà vita nel centro storico di Castellana Grotte da stasera fino a martedì, con inizio alle 19 in piazza Nicola e Costa, non è una semplice rievocazione storica in costume della pestilenza che colpì il territorio nel 1690-91: è teatro, danza, musica. E’ l’uomo che, anche nella disperazione, si oppone alla morte. Nato in sinergia tra Comune e Grotte di Castellana, insieme ad altri sodalizi locali che hanno prestato il proprio prezioso contributo artistico, l’evento è diretto da Angelo Barone con il sostegno di Vito Cassano e la compagnia «Eleina D», di alcune filodrammatiche castellanesi e dell’associazione «Legato a mano», la quale ha fornito una preziosa consulenza storica. Un percorso di 400 metri con allestimenti scenici, coreografie, interventi teatrali e musicali, che permetteranno ai visitatori – guidati dai volontari dell’APS «SottoSopra» - di immergersi in un’epoca molto distante da noi, alla scoperta del valore identitario delle tradizionali «Fanove», grandi falò che ardono nella notte tra l’11 e il 12 gennaio, in ricordo della liberazione dala peste. Partecipazione, tra gli altri, dell’attore Fabio Troiano, piemontese di nascita ma napoletano di cuore, volto noto della TV e del teatro, allievo della scuola del Teatro Stabile di Torino, all’epoca diretta dal maestro Luca Ronconi.

Quale sarà, senza svelarlo troppo, il suo ruolo all’interno di «Ab Origine»? .

«Il direttore artistico ha chiamato quest’evento un’ “immersione nella storia”, che si compone di diversi quadri, in presenza e in video, e in uno di questi ci sarò anch’io».

Cos’ha provato nel calarsi in una storia che immaginiamo non conoscesse e quali emozioni le ha lasciato dentro?

«Sicuramente il dolore per quel popolo. Tra l’altro noi veniamo fuori da una pandemia…».

A proposito di questo, come ha vissuto il rapporto tra un’epidemia del passato e quanto ancora non ci siamo del tutto lasciati alle spalle?

«In realtà il Covid possiamo definirlo una “peste 2.0”. Le malattie, le disgrazie, si modificano e avanzano come la tecnologia. Quindi l’idea che una popolazione, travolta dalla peste che, al tempo, era la morte che seminava terrore, si attacchi alla fede, penso sia fondamentale. Io sono credente e, per me, nella recente pandemia, c’è stato un punto fermo che era la fede: credere che Qualcuno potesse in qualche modo fare qualcosa, perché ciò che l’uomo non può fare, Dio può farlo. Ecco, “Ab origine” mi ha fatto venire in mente questo parallelismo. C’è sempre bisogno di attaccarsi a qualcosa, altrimenti saremmo persi».

In generale, secondo lei, in un momento di crisi per la cultura in Italia, cos’ha il teatro da dire?

«Contrariamente penso che, forse, il teatro stia vivendo un momento di rinascita dopo quel che è accaduto. Anche il Teatro “Curci” di Barletta, che dirigo, ha avuto un incremento degli abbonamenti e, frequentando i teatri per lavoro, li vedo sempre pieni. Insomma c’è voglia di aggregazione, di comunicare e vivere la cultura e la crescita in modo non individuale ma collettivo».

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