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Gli incendi sul Gargano devastano anche l’anima

Gli incendi sul Gargano devastano anche l’anima

 
rossella palmieri

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rossella palmieri

Gli incendi sul Gargano devastano anche l’anima

Una campionatura dell’orrore umano

Domenica 27 Luglio 2025, 10:40

“Tra tutti i fenomeni, è veramente il solo che possa ricevere in modo così chiaro i due valori contrari: il bene e il male. Il fuoco splende in paradiso. Brucia all’inferno. È dolcezza e tortura”. Diceva così il grande filosofo francese Bachelard nella sua “Psicoanalisi del fuoco”, pietra miliare sugli studi degli elementi naturali insieme all’aria, l’acqua e la terra. Se oggi il grande scrittore dovesse dire la sua sugli incendi che stanno devastando la Capitanata, ne farebbe una sorta di campionatura dell’orrore dove di dolcezza non c’è traccia, ma solo di tortura. Nel vero senso della parola: animali agonizzanti, li immaginiamo emettere i loro ultimi gemiti tra lingue di fuoco; aree protette chiamate con naturalezza a garantire un equilibrio ecoambientale ridotte in cenere; vegetazione già resa arida nel tempo, diventata una pira fatale, degna del più inquietante scenario da tragedia greca. Il caso, la fatalità, l’incuria protratta, il dolo; sono tutti figli di un dio minore, corresponsabili di un sistema evidentemente malato e su cui la magistratura vuole vederci chiaro con un’inchiesta mentre la Prefettura sta già lavorando sul domani immediato, per restituire dignità a questo luogo sfregiato. Non una, ma due volte. E non va meglio in altri luoghi del Gargano dove con studiata precisione vengono appiccati incendi. Siponto, già provata da un divieto di balneazione, è da giorni testimone suo malgrado di roghi che necessitano di canadair a filo di mare, ‘uccelli’ inquieti al posto di colorati aquiloni manovrati da bambini in festa. Sorrisi non se ne vedono; già solo il rumore dei velivoli è sinistro presagio di chissà quanti ettari in fumo. Una stretta al cuore. Ne sa qualcosa persino San Giovanni Rotondo, la più fresca nell’immaginario comune data la sua posizione, ma che registra persino un’evacuazione importante per l’eccessiva vicinanza delle fiamme alle abitazioni. Qualcuno potrebbe dire che non vi è nulla di nuovo sotto il sole; e del resto come dimenticare il rogo del 24 luglio 2007, quando una vera e propria apocalisse si abbatté su Peschici da un minuto all’altro. Turisti che cercavano riparo in acqua, scene di panico senza precedenti, tre morti, centinaia di feriti; un film dell’orrore in piena regola. Se il fuoco ha una sua poetica, come Bachelard insegna, non è di certo questa la fattispecie. Semmai, per dirla ancora con il filosofo, “ridiscende nella materia e si nasconde, latente, sopito. Come l’odio e la vendetta”.

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