La settimana del Medimex conferisce a Taranto grande forza attrattiva. Una forza slegata dalle tradizioni e dalla storia, costruita – invece – sull’esigenza soprattutto giovanile di partecipare a dinamiche culturali spesso riservate solo ad altre latitudini. Taranto è l’unica città pugliese che può cambiare in meglio in tempi ristretti. L’amarezza preliminare a tale affermazione, gentili amici, meriterebbe lunghe argomentazioni. Ma non è questo il luogo idoneo per parlarne. La maggiore presenza di giovani generazioni in città, grazie anche ad una sempre più allettante offerta universitaria, sospende l’azzardo verso investimenti pubblici e privati in settori finora marginalizzati.
La cultura, spesso vista come un mondo ad esclusivo appannaggio di cariatidi autoreferenziali, sta diventando motore economico e sociale. È necessaria, quindi, una sintesi tra i fasti del passato indimenticabile che portò Taranto ad essere capitale della Magna Grecia e le pulsioni della contemporaneità, rappresentate dalle migliaia di ragazzi che brillano nelle notti del Medimex. Se la cultura è armonia di conoscenze, nella città dei devoti a San Cataldo deve diventare malta e cura estetica: malta per tenere insieme le generazioni, trattamento di bellezza per far splendere un luogo baciato dagli dei, anche se poi imbruttito dalle miserie e dalle speculazioni umane. Si aspetta il dono di un sorriso, quindi, dal nuovo governo della città. Sostiene Dario Fo che risiede solo nel divertimento, nella passione e nel ridere il lievito per una vera crescita culturale.
Nulla di tutto ciò manca a Taranto. Anzi. C’è pure quella nota identitaria di fatalismo, furbizia, disincanto e lentezza che fa tanto ‘Vecchio Sud’. È una nota con cui tocca confrontarsi, come si fa con certe spezie che se usate con misura donano gusto, se usate in modo sconsiderato rendono immangiabile anche la più preziosa pietanza. Ma le nottate del Medimex della stagione 2025 resteranno indimenticabili. I disagi relativi a parcheggi e viabilità si dimenticheranno presto, i vantaggi incassati da Taranto resteranno a lungo. Aspetto non secondario: non bastano e non servono interventi spot per trasformare culturalmente una grande città come Taranto, è necessaria una progettualità culturale articolata, sensibile, complessa e contemporanea per raggiungere tale obiettivo. È una delle sfide che il nuovo governo della città dovrà vincere. Perché, per come sta combinata Taranto, aiutare la cultura a vincere rappresenta solo l’inizio.