Sono 28 maestose colonne poste su due ordini. Bianche e risplendenti, di quel candore che solo una terra così accesa come la Capitanata sa produrre. Il pronao della villa comunale costruito nel 1827 dall’ingegnere Oberty è qualcosa di più di un monumento; nel tempo è diventato un concetto, un’identificazione, posto com’è di fronte alla fontana del Sele, anch’essa un simbolo, l’arrivo dell’acqua potabile in città.
I bombardamenti tranciarono in due il colonnato, e ancora ferisce i foggiani quella foto del pronao divelto, simbolo di una città che più rasa al suolo di così non poteva sentirsi, dentro prim’ancora che fuori. Eppure tanto il pronao quanto la fontana sono diventati, nel tempo, emblemi di una rinascita e, oggi, di uno stretto rapporto tra città e cittadini. In questi giorni si è percepito in modo netto questo ideale abbraccio, prima con la celebrazione del 2 giugno organizzata dalla Prefettura e poi con la Festa dell’Arma dei Carabinieri.
Il bianco del pronao ha fatto da specchio alle uniformi scure dei carabinieri, in suggestiva parata sulle note dell’inno nazionale. “Scegliere da che parte stare” è stato il monito del Comandante provinciale Michele Miulli che ha fatto una disamina ad ampio spettro sulla prevenzione e la sicurezza del territorio. Le cifre sul calo dei reati sono la cartina al tornasole del lavoro dell’Arma, così come il contrasto alla “Quarta Mafia”, frutto di una strategia investigativa tenace e articolata. Eppure preoccupano ancora, e molto, i numeri relativi al cosiddetto “codice rosso”, per quanto siano altrettanto numerosi gli arresti e le misure cautelari. Ma è solo la “rivoluzione culturale” a fare realmente la differenza: di qui il massiccio lavoro nelle scuole “perché è nelle aule, tra i banchi, che nasce la coscienza civica e si semina il cambiamento”.
Ieri la metamorfosi ci fu nell’assetto urbanistico, nei simboli della rinascita dopo le macerie. Oggi siamo ancora qui, tra pronao e fontana, a ricordare l’emblematicità di quei momenti e di quei luoghi pur di fronte alle complessità attuali che Foggia attraversa. Un risveglio fu possibile, come la storia documenta, e un rinnovamento morale, culturale, è ciò di cui questa città ha bisogno per mostrare tempra nelle difficoltà e fedeltà alle sue radici. “Nei secoli fedele”, è il caso di dire, come insegna il celebre motto dell’Arma dei Carabinieri. Festeggiare tale corpo vivo dello Stato è un dovere da onorare ogni giorno.