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Nelle vie di Taranto spiccano le figure dei «ritornati»

 
giuse alemanno

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giuse alemanno

Nelle vie di Taranto spiccano le figure dei «ritornati»

Domenica 20 Aprile 2025, 09:25

La forza intrinseca dei Riti della Settimana Santa ha attirato a Taranto migliaia di turisti e di visitatori. A costoro bisogna unire i ritornati: il numero considerevole di individui che, approfittando delle feste, si unisce ad amici e familiari restati al di qua e al di là di Ponte Girevole. Il gioco delle date di Pasqua 2025, tra l’altro, ha permesso tempi comodi, adatti a godere meglio la città. Così Taranto si è colmata di persone. Le stesse vie che qualche mese fa languivano, tetre e deserte, si sono riempite di gente a piedi, in bicicletta, in auto, in monopattino, in motocicletta, in motocarrozzetta.

Alla Salinella pare si sia vista una carrozza baronale tirata da quattro purosangue; a Paolo VI raccontano di un razzo spaziale monoposto parcheggiato nelle pertinenze della Corte d’Appello. Tutto questa abbondanza ha creato un tale collasso circolatorio che i più prudenti, dovendo attraversare Taranto per una urgenza indifferibile, hanno affidato le loro ultime volontà al parroco, disperando di far ritorno in tempi utili a evitare la dichiarazione di morte presunta. Tutto questo è stato chiamato eccezionale risultato turistico, condito da una salva di pereppeppè che manco quando la Nazionale ha vinto i Mondiali dell’ottantadue se ne son sentiti uguali. È pericolosissimo scambiare il collasso circolatorio per turismo. È sbagliato ritenere che il tutto esaurito per una settimana di ogni attività ricettiva sia salvezza, successo. Perché la normalità è rappresentata dalla Taranto tetra e deserta, non dall’eccezione popolosa originata dal successo mediatico dei Riti della Settimana Santa. Senza pianificazione, progettualità e infrastrutture, tutto si esaurirà nel consumarsi di un periodo effimero. Oppure nel cadere nelle lusinghe del turismo a la carte: servire ciò che viene richiesto dai vacanzieri mordi e fuggi, snaturandosi. Taranto è la città pugliese dal miglior futuro a breve termine. Così è. Questo può confondere. Può condurre a indirizzi in lubrificata discesa, come l’intercettazione di benevolenze fatta da compiacenze trasformanti. Invece Taranto deve resistere nella sua unicità, non deve appiattirsi al gusto comune, deve evitare la trappola dell’overtourism, ovvero “l’impatto su una destinazione che influenza eccessivamente la qualità della vita dei cittadini”, come l’Organizzazione Mondiale del Turismo ha definito il fenomeno. L’overtourism: quello che è colpito Venezia, Firenze, in parte Roma. Restando dalla porti nostre, Gallipoli. Esattamente quello che non deve accadere a Taranto.

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