Sabato 06 Settembre 2025 | 12:30

Le lesioni ad un palazzo diventano ferite al cuore

 
Le lesioni ad un palazzo diventano ferite al cuore

Per chi ha vissuto il fermento di via Arpi

Domenica 06 Aprile 2025, 11:46

“Forse che sì forse che no”. E non c’entra il titolo del romanzo di D’Annunzio, salvo che per la suggestione di un dilemma che ghermisce gli automobilisti sul punto di imboccare via Arpi: sì o no? Un cartello indica che da lì a 200 metri la strada è chiusa al traffico. Il cedimento di un solaio e le evidenti lesioni di Palazzo d’Avalos, a cavallo tra via Arpi e l’arco dell’Addolorata, lì da più di quattro secoli, ha reso indispensabile questa misura: al momento non è possibile attraversare neanche l’arcata storica. Questo crollo parziale – che non stupisce considerata la più che decennale incuria del palazzo – ha reso l’arteria storica un fantasma. E pensare che in quel raggio di metri si è condensata una “Foggia da bere”, quella della Taverna del Gufo, che ha fatto divertire e suonare molti foggiani con uno famoso in testa, Renzo Arbore.

Sempre a ridosso di quest’area, lo storico locale “Bellamì” ha fatto innamorare almeno due generazioni su note jazz e in un’atmosfera soffusa e sensuale. Indimenticabili sensazioni d’altri tempi eppure non lontanissime. Per non dire dei locali e degli esercizi commerciali, dalla mitica gelateria “Cupo” al ristorante “Aldo” passando per la drogheria “Giuva” e a un numero consistente di negozi. Poi un lungo oblio si è steso su questo ‘corridoio’ che dal Dipartimento di Studi Umanistici arriva al Conservatorio, unendo idealmente la parte viva, produttiva e culturale di Foggia: la Fondazione Monti Uniti, l’auditorium “Santa Chiara”, la scuola “Pascoli”, l’arco di Federico II, testimonianza languente di uno stupor mundi che fu.

Fa specie che il palazzo lesionato si trovi a pochi metri dal luogo in cui apparve l’Iconavetere, la Madonna dei Sette Veli che dal 1731 ci protegge dai terremoti; e i sommovimenti tellurici delle ultime settimane non fanno che aggiungere un tocco di inquietudine, seppur mitigata da una fede sempre sentita dai foggiani. Ciò non toglie che a tarda sera tutto diventa spettrale lì, da scenario gotico. Si sta parlando ultimamente di chiusura al traffico, ma da sola tale misura non basta. Una riqualificazione degli spazi, una ripresa anche minima di un commercio che viri sull’artigianato locale, come è prassi in tanti meravigliosi centri storici della provincia e non solo, potrebbero essere una risposta tangibile per dare allure a questa arteria ora ridotta a un fantasma. È troppo sperare di tornare a un passato che ci ha fatto innamorare e divertire (e ci basterebbe); ma è troppo anche assuefarci al brutto.

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