I grandi caldi annunciano l’estate. Le città armonizzate alla nostra dimensione, al nostro numero, di colpo dovranno soddisfare le esigenze di migliaia di individui in più. Da ciò consegue che se già a regime normale le nostre endemiche criticità sono dure da accettare, l’improvvisa impennata demografica le renderà intollerabili. Quindi settori di immediato intervento come i Pronto Soccorso, gli ospedali e gli organismi destinati a garantire sicurezza pubblica, andranno in crisi. Sottodimensionamento del personale; strutture al limite dell’idoneità; mezzi stracchi, lontani dal nuovo. Ma le parole conservano in sé una luce, soprattutto quando vengono da un tempo lontano. L’antico significato di ‘Crisi’ è scelta, decisione. Una parola che presuppone forza cogente, non arrendevolezza o affanno nell’arrangiarsi tamponando difficoltà. Senza una direzione, cercando solo di rimediare provvisoriamente, miracolosamente, alle continue emergenze. Anche questa estate leggeremo di mille e mille episodi drammatici e tragici. Bisogna avere il coraggio di definire in anticipo come affrontare il flusso massiccio di presenze estive sul nostro territorio. Sforzarsi di essere attrattivi, sovente con successo, e poi non essere in grado di assicurare almeno i servizi primari è demenziale. Se a questo si aggiunge la lunghezza della nostra estate – da giugno a ottobre son cinque mesi pieni – si comprende quanto sia indispensabile risolvere tali deficienze. Una, lampante, è legata alla insicurezza delle nostre strade. Consapevole del rischio di pedanteria, ricordo che il limite massimo di velocità in Italia - che può essere raggiunto solo in autostrada - è di 130 km/h. Trovatemi una macchina, anche la più patetica, che non abbia la possibilità di superare allegramente tale barriera. Se a questo si aggiunge l’uso spregiudicato dei cellulari, la distrazione provocata dai navigatori, guidatori ubriachi o drogati, i fondi stradali sconnessi, l’insufficiente segnaletica verticale, l’invisibile segnaletica orizzontale e la difficoltà di trovare parcheggio, si arriva a capire quanto sia rischioso muoversi con un mezzo alternativo al carro armato sulle nostre strade. Francesco Guccini, nella più iettatoria delle canzoni italiane, descrive bene un episodio luttuoso che coinvolse una sua amica: “Lunga e diritta correva la strada, l’auto veloce correva, la dolce estate era già cominciata”. Il cantautore modenese lo dice bene: “L’auto veloce correva”. Ecco: le nostre strade sono in prossimità del disastro, i servizi prossimi al collasso e noi non brilliamo per simpatia. Perciò turista, senti a me, vai piano. Ti conviene.

Migliaia di arrivi in assenza di servizi primari
Domenica 09 Giugno 2024, 11:24