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Suoni e rumori nella città turistica

 
Mariateresa Cascino

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Mariateresa Cascino

Suoni e rumori nella città turistica

In effetti, per chi vive nel centro storico di Matera, l’assenza di rumore è cosa rara

Domenica 28 Aprile 2024, 10:02

Al ritorno da Mdina, centro medievale maltese, dove tra migliaia di turisti campeggiano sui muri delle abitazioni avvisi che invitano ad osservare il silenzio nel rispetto dei residenti, mi sono interrogata sul valore del silenzio nella mia città. In effetti, per chi vive nel centro storico di Matera, l’assenza di rumore è cosa rara. Nell’inventario dell’ascolto e scandendo i diversi momenti della giornata, si contano le tipologie chiassose che affliggono gli abitanti culturali e quelli temporanei negli hotel: a tarda notte arrivano le note della dolce movida materana, melodie underground che allietano giustamente la bella gioventù nella stagione più lieta della vita. Dopo poche ore, già si albeggia al suono poco ecologico del soffiatore, accompagnato dallo strusciare delle rotelle dei bidoni di immondizia trascinati per lunghi metri, fino a risvegliare anche gli animi più assopiti. Poi partono i martelli dei cantieri, arrivano le guide turistiche armate di altoparlante che raccontano ad alta voce la storia millenaria degli antichi rioni di tufo e i trolley, bagagli emotivi dei viaggiatori di passaggio che attraversano strade e vicoli con il loro rumore circolare. A Mezzogiorno, a metà strada tra frastuono e suoni di festa, arrivano i rintocchi delle campane che spezzano ogni possibilità di conversazione. Nell’acustica dei nostri luoghi, invece è dolce il cinguettio del Falco Grillaio che annuncia l’arrivo della bella stagione, unito alla sinfonia delle note musicali che si propagano dalle aule del Conservatorio di Musica E.R. Duni: pianoforte, tromboni e striscigni riempiono di suoni armoniosi lo spazio circostante creando un’atmosfera unica, introvabile in alcun altro posto del mondo. Nelle stagioni più calde si propagano suoni e rumori di concerti rock, folk e balli, performance di teatro in vernacolo che affollano le piazze, insieme alla musica da piano bar che nostalgica propone revival anni ‘60. Nella frenesia quotidiana, il silenzio è sempre più raro, ed è impossibile – parafrasando Richard Steel - chiudere le orecchie con la stessa facilità con cui chiudiamo gli occhi. A pensarci bene, coltivare la cultura ecologica del silenzio, in una città immersa in un Parco Naturale, potrebbe essere un gran beneficio per turisti e residenti. Nell’attesa della conversione ecologica per favorire la salute psicofisica di abitanti culturali e temporanei, invitando al silenzio gli avventori nel rispetto di luoghi e residenti, osserviamolo anche noi, soprattutto se non abbiamo molto da dire e, in special modo se non abbiamo cose belle da dire. Otterremo meno stress, migliore sonno e maggiore concentrazione, più equilibrio, benefici inaspettati e incredibili, salute del cuore, euforia e felicità.

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