MATERA - Matera come Bolzano. Luci, bancarelle, suoni, sapori e striverie della magia del Natale. La fenomenologia del mercatino natalizio materano si sposa perfettamente con l’esperienza presepiale che trasforma la città in un grande parco a tema. Rimandando a tempi migliori il punto di vista sulla turistificazione merceologica dei luoghi, a vantaggio di pochi, tranne degli abitanti, per ora la domanda che sorge spontanea è: come mai abbiamo bisogno di questa esperienza magica del mercatino natalizio?
Si macinano chilometri per visitarli, si affrontano attese, code interminabili, viaggi della speranza pur di fare lo struscio tra le bancarelle. Qualcuno potrebbe dichiarare che si tratti del potere inquietante delle cose adorabili, carinerie innocenti e appaganti, che infondono sicurezza, protezione. E pensare, che per valorizzare la cultura e la tradizione tedesca, era stato proprio Hitler ad usarli nella sua propaganda. Ma almeno in Germania si mangiavano würstel e crauti e si beveva birra del luogo, non di certo venivano propinati gusti alieni alla cultura locale. Invece, nel paniere delle tipicità natalizie nostrane, noi ci troviamo cannoli siciliani e cassatine da allarmanti picchi glicemici, vin brulé, produzioni Made in Italy con carabattole di dubbia foggia artigianale.
Gli esperti del marketing sanno perfettamente che «quando un prodotto è apparentemente mediocre ma di successo, raramente il prodotto in sé è la causa del successo». Allo spaccio dell’autenticità che più fake non si può, del ritorno al falso passato, cogliamo un senso di effimero che ci fa tuttavia aumentare il valore percepito di esserci e di vivere l’esperienza bolzanese a casa nostra, sconfiggendo la Fomo, cioè la paura del restarne fuori (Fomo: Fear of Missing Out). Perché è rassicurante respirare quell’atmosfera che per magia ci dona l’illusione di essere parte di una buona comunità. Ma, come tutte le magie poi svaniscono, esattamente come i fiocchi di neve finta che cadono soavi sulla casetta di Babbo Natale.
Eppure, siamo li, magari a comprare cose carine che non avremmo mai acquistato in tempi normali, per soddisfare un capriccio, un’inquietudine, mentre la nostra recita collettiva natalizia riempie la piazza. Chilometri di magia in perfetto stile tradizionale, che conquistano grandi e piccini, vengono percorsi tra lucine e addobbi cinesi e mentre godiamo del momento presente, non abbastanza da non condividerlo nella sfera digitale, la nostra immagine viene riflessa nella pallina natalizia, proprio come l’illusione della felicità.