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Calcio, dov’è la gioia se lo giocano i violenti? Va recuperato il valore dello sport

 
Rossella Palmieri

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Rossella Palmieri

Calcio, dov’è la gioia se lo giocano i violenti? Va recuperato il valore dello sport

Immagine iconica di Pasolini con il pallone

E ci piace pensare a Pasolini ritratto in un improvvisato campo tra cumuli di erba e terra

Domenica 10 Dicembre 2023, 12:07

Hanno la maglia rossonera e rossoblu. Dagli spalti la differenza cromatica è appena percepibile. Quanto basta per ritenere che sia proprio questo il senso del calcio: giocatori in campo affratellati da colori, sudori, disciplina e talento con i tifosi accanto a loro a supportare un sacrificio non da poco. E invece no; accade di tutto nella partita Casertana-Foggia, un vero incubo. Cancellate divelte, bombe carta, fumogeni, aggressioni. Un tifoso della Casertana sviene: si teme il peggio in quei concitati momenti in cui le forze dell’ordine sono lì, in tenuta antisommossa, a far fronte a una guerriglia che sa proprio di vergogna. Storie di (stra)ordinaria violenza, si potrebbe dire di questo fenomeno a lungo studiato dagli psicologi, quando la labilità emotiva e l’impulsività esagerata si scatenano per effetto di una sorta di «mente di gruppo». Infrangere le regole tutti insieme deresponsabilizza, e spesso un leader ultrà è il ’dodicesimo giocatore’ in grado di contagiare la massa che a sua volta, nel caos, sperimenta una potenza invincibile.

Poche ore dopo questo episodio, la classifica del Sole 24 ore pronuncia il suo verdetto. Ultimi in Italia. Ovviamente non c’è nesso tra i due eventi a parte la concomitanza; e del resto la violenza negli stadi è un tema di portata pressoché mondiale. Come dimenticare Juventus-Liverpool, una carneficina con 39 morti. Ma il punto è che ancora una volta ci troviamo a fare i conti con questa città che non è come la vorremmo – dai parametri di sport, civiltà e cultura a quelli economici – e non è questione di sogni o di sensibilità eccessiva. Ma se così fosse, allora, ci sia consentito dire che sogniamo il calcio come lo ha dipinto lo scrittore spagnolo Javier Marías in «Selvaggi e sentimentali. Parole di calcio» parlando di «recupero settimanale dell’infanzia» e conquistando persino noi donne, spesso refrattarie a capire «cosa trovano in questo gioco mariti, fratelli, padri, amici e amanti».

Sogno per sogno, per non cedere al pessimismo da fanalino di coda e continuare a credere in un miglioramento malgrado tutti gli indizi vadano in direzione opposta, ci piace pensare anche a Pasolini ritratto su un improvvisato campo tra cumuli di erba e terra. Quell’ala sinistra pronta a giocare ovunque, dai campi improvvisati a quelli blasonati prestati alla nazionale dello spettacolo, ci somiglia un po’. Un semplice correre dietro a un pallone, in mezzo alla polvere, ci può rendere felici. Ma, forse, in questo poco chiediamo troppo.

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