Camminare è un verbo contemplativo per quanto mi riguarda, la qual cosa è rivolta ad almeno due paesaggi possibili: quello che attraversiamo e quello che ci attraversa. Del resto, per sperimentare la sensazione che proviamo quando espandiamo lo sguardo e tutto il nostro corpo procede verso un altrove, tanto raggiungibile quanto teorico, è sufficiente imparare di nuovo a fare la prima cosa rivoluzione che ci succede da bambini: mettere un piede davanti all’altro e procedere.
C’è in questo semplice atto, tutto un raccolto, una sintesi della gioia di vivere certe stagioni. E questa, l’autunno nel Salento, è una delle migliori per camminare. Gli itinerari sono tantissimi e abbracciano sia il bosco che il mare, ognuno può rimescolare l’ordine degli addendi e il risultato sarà sempre un certo stupore. E se da qualche parte bisogna pur partire, perché non cominciare dalla sponda adriatica ed il lungomare di Torre Specchia Ruggeri? Intorno alla serra di Supersano, possiamo ancora muovere i primi passi nel passato lungo la strada romana che fa da anello. Poi c’è un’altra serra da non tralasciare, quella di San Mauro sul versante jonico, dove è possibile scoprire uno dei canaloni carsici più preziosi di questa terra. Mandate voi stessi a camminare, appena potete, tra le grandi querce di Scorrano. Oppure cercate la quiete della Palude del Capitano e la serra dei Corsari, nel parco regionale naturale «Porto Selvaggio e Palude del Capitano».
Per chi vuole godersi il tempo lentissimo di questa domenica mite, ma senza fare troppa strada in auto prima di potersi incamminare, c’è l’entroterra di Pisignano con i suoi percorsi verdi. Oppure, a ridosso del lago Alimini grande, la splendida Serra Alimini. In ogni caso, quale che sia il percorso che moltiplicherete mescolando le mappe conosciute e quelle sconosciute, certe volte mi capita di pensare che viviamo in una penisola d’acqua metamorfica, come sottoposta ad una stesura infinita che avviene nottetempo mentre noialtri dormiamo, un po’ lo stesso pensiero magico che mi fa accarezzare i dorsi dei libri in una biblioteca. Continuo a nutrire il ragionevole sospetto che per quanto minuzioso sia il nostro camminare, malgrado tutto il nostro andare e venire in lungo e in largo, sfogliando pagine di paesi e avamposti dello spirito o frazioni del nulla, non riusciremo mai a raggiungere la fine di questo sud del mondo. Perché quel confine non esiste. O perché, semplicemente, è un finale che si riscrive di continuo.