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Foggia, la stazione e la grande afa: tra Clizia e Montale

 
rossella palmieri

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rossella palmieri

Foggia, la stazione e la grande afa: tra Clizia e Montale

Il poeta e la conoscenza ideale della città

Domenica 02 Luglio 2023, 14:46

“Sotto il torrido cielo di Foggia” il grande poeta Eugenio Montale fece idealmente la conoscenza della nostra città: per quanto sia pressoché certo che non l’abbia mai visitata, proprio qui ha deciso di ambientare un suo racconto, “Clizia a Foggia”. Oggi cade l’anniversario di quella pubblicazione del 1949, e mai parole potrebbero essere più congrue per descrivere persone e situazioni di questa Foggia stremata dal caldo, dalla mancanza di acqua e da un bruciare di cassonetti. Che ci salvi almeno la letteratura. Clizia, musa ispiratrice di Montale e donna da lui disperatamente amata nella realtà, Irma Brandeis, si trova a Foggia nel bel mezzo della calura estiva. Ha perso il treno che deve riportarla al nord, e nella sala d’aspetto, sconfortata dalle lunghe ore d’attesa, cerca una salvezza dall’alto volgendo su gli occhi.

Angeli non ce ne sono, semmai l’unica visione – non certo salvifica – è quella di un grosso ragno nero. Mentre due professori universitari discettano di metempsicosi, Clizia si assopisce e immagina di trasformarsi nell’animale. La curiosità si fa forte nella saletta della stazione, dove la donna racconta agli avventori di aver trovato una “prospettiva orizzontale” che le ha accresciuto “l’illusione di spazio e libertà”. Magari fosse possibile. Per lei e per noi. Tornata alla realtà, Clizia è costretta a fare più prosaici conti: la sua metamorfosi ha suscitato ilarità e i due luminari l’apostrofano con uno sdegnato “lei si burla della scienza”. Povera Clizia nel suo interminabile pomeriggio foggiano, anche lei vittima di ogni sortilegio di questa città emblematizzato dal ragno e dal sarcasmo di chi l’ascolta. Nulla di più profetico: qui voci vive vengono strozzate, ‘stramazzano’ come il cavallo di “Spesso il male di vivere ho incontrato”.

Ma dove nessuna salvezza è all’orizzonte ricordiamo quanto amore portò Montale a questa giovane studiosa americana. Il caso si trasformò in destino al loro incontro e il poeta, innamorato corrisposto e ossessionato dalla presenza della donna che ha preso prepotentemente posto nel suo pensiero, “sta tutto il giorno in sua compagnia”, come le scrive. Anche nell’assenza. La storia d’amore tra i due non fu a lieto fine. Come non lo è il congedo di Clizia. “Mancava appena un quarto d’ora alla partenza del treno, il pomeriggio foggiano era terminato”. Così questa donna ci lascia nostro malgrado soli, “stringendo con rabbia la sua valigia”.

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