È uno degli incubi ricorrenti di molti di noi, dover rifare gli esami di maturità daccapo. Un sogno che ci fa risvegliare tra sudori freddi e ansie e che si riaffaccia di notte in questi giorni nei quali oltre mezzo milione di studenti è chiamato a sostenere la tanto temuta prova. Ora che gli scritti sono terminati, sappiamo che quasi la metà degli alunni si è indirizzata, per il tema di italiano, sulla traccia di attualità che prende spunto da un pezzo di Marco Belpoliti apparso su Repubblica nel 2018: «Elogio dell’attesa nell’era di whatsapp».
Sono molto curiosa di sapere qual è il punto di vista dei tanti diciottenni/diciannovenni che hanno scelto questa tematica, nati e cresciuti nell’epoca della messaggistica istantanea, un elemento fondante della loro vita e non, come per molti di noi, una rivoluzione avvenuta solo a un certo punto dell’esistenza. Cosa avreste scritto voi dovendo, come nel celebre incubo, rifare la Maturità quest’anno?
C’è il prodigio di essere connessi l’un l’altro, la rapidità della comunicazione, il mantenimento dei rapporti che, ad esempio, ci ha salvato la vita durante il tempo della pandemia. Da un lato.
L’ansia delle mancate risposte che siamo abituati ad ottenere all’istante, la nuova violenza psicologica verso il prossimo che si esprime anche ghostando (sparendo improvvisamente dalla conversazione), l’impoverimento dei contenuti nel flusso continuo degli scambi, l’anestetizzarsi alla sorpresa che sta invece nel ricevere una lettera, una visita o persino una chiamata vocale alle quali ci stiamo disabituando ovvero a quella comunicazione che prevede una dose di corpo e dunque di improvvisazione, di sentimento, di realtà. Dall’altro.
L’attesa è diventata una nemica, fonte di angoscia, di dubbio, luogo di fragilità.
E questa nuova visione stride con la natura, che ci ha chiesto di aspettare mesi in casa a causa di un virus, che ci chiede nove mesi per farci nascere, un anno per camminare, un’anno e mezzo per parlare, un giorno di stop in viaggio quando piove forte, una settimana di fermo aereo se un vulcano erutta, la pazienza di Penelope che è tutta fatta di speranza.