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C’era una volta a «Le Stanzie» nell'incanto del vero Salento

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

C’era una volta a «Le Stanzie» nell'incanto del vero Salento

Le Stanzie

Tirata su pietra su pietra, assorbe aneddoti, briciole di vita tra comignoli,cucine economiche, setacci e tavole di legno brunito

Domenica 12 Febbraio 2023, 12:32

Avete mai conosciuto una persona che, proprio come Geppetto dentro la pancia della balena, parla con l’organismo che l’ha inghiottito mentre fuori scorre un tempo altro chiamato mare? E se vi dicessi che esiste una persona che dialoga da anni con un’altra specie di balena? Non di una Moby Dick si tratta, bensì di una masseria.

Tirata su pietra su pietra, «da quei contadini che non sapevano leggere e scrivere, ma conoscevano la terra e il pane che gli serviva per sopravvivere», racconta Donato Fersino, imprenditore e anima da antropologo, una specie di eroe di fiaba seduto davanti ad uno dei grandi camini de Le Stanzie, uno dei luoghi che costituiscono il vero ritratto di un Salento che viene confuso con i racconti da cartolina, che tutto omettono di quel dolore (spremuto insieme ai semini dei pomodori d’inverno, rossi a sottolineare un altro alfabeto) appeso sopra le nostre teste nel patio che ci introduce alla soglia di una vera macchina del tempo. Ci sono tornata qualche pomeriggio fa, in compagnia della giovane scrittrice e attrice Federica Rizzo, ad ascoltare la storia dell’uomo che sussurra alla masseria da molto tempo, ad assorbire la sua voce, gli aneddoti, le briciole di una vita che, insieme alle altre passate da qui, ne costituiscono la vera pietra d’angolo, la radice inesauribile e profonda, la staffetta, il travaso, il lievito. Un sogno a occhi aperti scorreva davanti a una tazzina di caffè e una manciata di mustaccioli duri.

Sin qui, la masseria si è lasciata trovare, scoprire, raggiungere, riconoscere per quelle inconfondibili caratteristiche che ne hanno preservato l’essenza, la verità, rendendo giustizia alla sua natura di romanzo di pietra e terra, di comignoli e cucine economiche, di setacci e tavole di legno brunito, di sapori e mani e nomi propri di persone semplici perciò straordinarie, volti in bianco e nero forgiati nella stessa materia dei personaggi di fiaba, gli impavidi sognatori che sfidano la sorte con la sola amicizia di un gatto. Quelle voci che solo i puri di cuore sanno riconoscere mentre le stagioni virano come i destini. E se fosse questo il tempo per restituire a piene mani tutta la bellezza che le Stanzie ha raccolto assorbito e custodito per secoli? E se nei suoi piatti ci fosse ben altro nutrimento da offrire a chi in questa terra decide di restare, tornare o sconfinare per la prima volta? Rina Durante diceva che «Un uomo è la sua storia e deve tenersela stretta», forse è tempo che la masseria racconti la sua. La nostra.

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