Sono giorni di attesa al Teatro Koreja per il ritorno, dopo tanto tempo, di due artisti straordinari che sono anche una storia intima, un senso della vita, una conseguenza dell’amore, degli incontri, dello spatriare e del mettere radici per poi sradicarsi, testo dopo testo, palco dopo palco, opera dopo opera. Stiamo parlando di Lea Barletti e di Werner Waas che, come sottolineano nel loro sito ufficiale dove è possibile sfogliare la storia di tutto il loro lavoro: «Si sono conosciuti molti anni fa a Roma. Da allora vivono e lavorano insieme, prima a Roma, poi a Monaco di Baviera, quindi a Lecce e attualmente a Berlino. Hanno fatto due figli insieme».
Trovo bellissimo che due artisti di questo calibro, dopo tutti questi anni, pongano come pietra angolare di tutto il loro creare questa vita privata che resta l’apice di tutte le altre informazioni a disposizione del pubblico che prima o dopo averli visti in scena li cerca, apre i cassetti degli archivi fotografici e dei video, legge stralci di scritture e interviste, si ammalia dei loro sguardi dritti non solo dal fronte del teatro, ma proprio dal fronte di tutti i giorni. Perciò, anche se vivono lontano da questa terra, è un po’ come se non se ne fossero mai del tutto andati, perché qualcosa delle persone quando sono talmente vive resta a vibrare come una nota lunga che si chiude nel cerchio dei ritorni. Eccone uno imminente, un cerchio di ben quattro spettacoli in tre giorni, si tratta della Personale Barletti/Waas che il 27, 28 e 29 gennaio li vedrà protagonisti a Lecce. Spazio al loro cavallo di battaglia, Autodiffamazione, partendo dal testo di Peter Handke per farsi testimoni/attori di una presa di coscienza che coinvolge il pubblico anche attraverso la scelta del bilinguismo italiano/tedesco per vivere un’educazione sentimentale alla parola e alla responsabilità di una storia collettiva.
Ma nella tre giorni dedicata alle loro produzioni, è imperdibile il confronto con i testi di Lea Barletti e dunque con gli altri spettacoli in programma a Koreja: «Parla Clitemnestra! Un’eterna tragedia in versi» (la ricerca di un’altra via rispetto alla trappola di un ruolo), Monologo della buona madre (l’ammissione di quanto la ricerca, nello sguardo altrui, di un permesso di esistere, possa essere il motivo per cui si va in scena) e Ashes to ashes (in cui un clown bianco, folle, rappresenta una coscienza esplosa, in fiamme come la terra). Bentornati.