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Quella gioventù bruciata nel parco

 
Rossella Palmieri

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Rossella Palmieri

Quella gioventù bruciata nel parco

Il luogo dell’omicidio Di Rienzo

Non è una fiction e girare armati è reato

Domenica 04 Dicembre 2022, 15:45

«Vorrei che ci fosse un solo giorno in cui io non debba sentirmi così confuso e non debba provare la sensazione di vergognarmi di tutto». È la frase cult del film Gioventù bruciata con un James Dean tenebroso e ribelle. Ieri, negli anni Cinquanta, gli ingredienti noir erano ubriachezza, lotta con i coltelli, risse e drammatico gioco con la morte nell’uscire dalla macchina in corsa. Oggi qualche elemento di ieri permane, anche se non siamo in America ma nel sud Italia: non è una fiction e girare armati è reato. Ma sembra davvero una drammatica sequenza di film. Colpiscono, della vicenda di domenica scorsa, persone, situazioni e persino luoghi. Iniziamo da questi ultimi: parco Rosa Rosa, a pochi metri da una parrocchia che aggrega, raggruppa, fa del suo meglio. E parco Rosa Rosa non è una declinazione latina ma un fiore intriso di sangue. Arma in pugno procurata intenzionalmente, un ragazzino fredda un suo amico.

Non un raptus e per fortuna non l’amore di mezzo – a ricordare, ove ce ne fosse bisogno, che esso non ha mai a che fare con la violenza ma con il rispetto nei gesti e persino nelle parole, che spesso feriscono più di un pugnale alle spalle – ma una gestione di affari illeciti. Il che, ovviamente, lascia tutti ancor di più senza parole perché non significa di certo indugiare nell’illusione se ci stupiamo, rimanendo storditi e senza risposte, come mai nelle tasche di questi piccoli figli che mangiano pane e odio non vi siano, chissà, biglie di vetro per giocare, soldatini di piombo o qualcosa di più irriverente ma innocuo. Siamo stati tutti in strada a giocare alla campana o nascondino o schiaffo del soldato (i più coraggiosi).

No, qui si impugna un’arma e tutta la comunità fa bene a inorridire perché provare sgomento resta ancora l’ultimo avamposto della salute mentale e l’ultimo baluardo per poter ancora una volta rivendicare ciò che ci aspetta da quell’età: rispetto in primo luogo, e poi disciplina a scuola e magari un hobby in cui eccellere. E invece no; per dirla con Luis Buñuel che firmò la regia de I figli della violenza, ci troviamo un po’ tutti a fare i conti con un campionario di umanità che non solo dal punto di vista semantico fa rima con brutalità. Ma se esistere è resistere – e resistere profuma della ginestra leopardiana – noi continuiamo ancora a credere a quel pezzo di umanità ancora bambina che al parco va a giocare, on impugna armi, ma porta libri nello zaino. A questi silenti e numerosissimi scolari la forza di un sano esempio.

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