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Tocca ai giovani ripensare la Daunia

 
Rossella Palmieri

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Rossella Palmieri

Tocca ai giovani ripensare la Daunia

L'Italia e l'orgoglio tricolore

Riportare al presente il risorgimentale «Noi credevamo» per sperare che qualche giovane candidato porti a Roma la causa foggiana

Domenica 25 Settembre 2022, 13:21

«Tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, con un sole così caldo, mamme così buone e ragazze così care». A scriverlo fu nel 1944 il giovanissimo partigiano Giordano Cavestro. Non suona affatto lontano questo accorato risveglio se immaginiamo che tra qualche ora l’esito delle urne ci consegnerà una nuova squadra di governo che l’Italia la dove fare davvero come in una sorta di secondo Risorgimento. I parlamentari che ci rappresenteranno a Roma avranno un compito imponente che deve avere il sapore del riscatto e della voglia di cimentarsi con nuovo piglio per mettere insieme i cocci di un sud che ha tantissimo da dire e da dare e allo stesso tempo appare imbavagliato e senza più un credo. Ma, come ci insegna il regista Mario Martone, «Noi credevamo».

Ci piacerebbe coniugarlo al presente questo verbo, perché al passato sa di disillusione. In Martone tre ragazzi del sud, guarda caso, che scelgono di abbracciare la causa di Mazzini; oggi, invece, il «noi credevamo» è compendiato in una generazione di giovani candidati (anagraficamente non lontani tra loro sebbene con qualche scarto decennale) che dovrà portare più di una causa foggiana a Roma, oltre a realizzare, più in generale, progetti finalmente innovativi per un’Italia ora a trazione a singhiozzi, quando non proprio lenta. L’innovazione, ci ricordano gli scienziati, si realizza solo quando il difficile, il non ancora pienamente sperimentato, prende piede. E affinché questo accada, tanto il potere politico quanto quello economico e amministrativo dovrebbero coniugare un ‘noi’. Messi da parte gli slogan, noi cred(ev)iamo che proprio nei paesi più difficili e ostici, quelli che lo scrittore lucano Franco Arminio ha descritto nel suo «Terracarne» pensando proprio alla Daunia, si può meglio ipotizzare un nuovo modo di abitare il mondo, prendendo atto una volta per tutte – citando dalla sua quarta di copertina – «che il centro è rotto e non ha visioni del futuro. Se il Sud una volta era oppresso dai «galantuomini», adesso va difeso dalla congiura dei deboli che hanno deciso di affossare l’innocenza e conservare l’avarizia, di taglieggiare l’immaginazione e tutelare la sfiducia» si legge ancora.

Ebbene, noi crediamo, un po’ come ne «La meglio gioventù», che la vita, come questo film, è lunga nella misura in cui ci dà il tempo di riflettere, correggerci e cambiare radicalmente. Che i parlamentari e i senatori eletti possano tenere a mente le visioni non utopiche ma concrete di questi registi e scrittori.

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