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Segnali kamasutra-stradali dove s'appartano i salentini

 

Sabato 11 Ottobre 2008, 00:00

02 Febbraio 2016, 19:58

NARDO' - Politiche per scoraggiare le arti amatorie all'aperto: a Nardò si usano i segnali stradali. La storia incomincia tra Santa Caterina e Santa Maria, in un lingua di terra e scoglio che divide la strada tra le due marine: il pizzo dell'Aspide, la culla della vita, l'incubatrice di generazioni di neritini. E non è tanto per dire. L'Aspide è, da decenni, l'alcova dei poveri, dei giovani, delle coppie clandestine. E' il palcoscenico proletario dell'amplesso su quattro ruote con panorama gallipolino.

Vuoi mettere con qualsiasi camera d'albergo? Anche sui sedili si possono vedere le stelle. E all'Aspide le vedi in tutti i sensi, tra un arbre magic e la leva del freno a mano. Da quando esiste l'amore (e, almeno, una Cinquecento) quel grande piazzale sterrato si trasforma in una woodstock del sesso, una drive-in romantico con decine di vetture parcheggiate e discretamente sobbalzanti.

Si dice - ma è una leggenda per le locali famiglie omertose - che anche le mamme vedano di buon occhio quel parco dell'amore. Non solo perché ci sono state anche loro. «Meglio lì che nascosti chissà dove» commentano, magari pensando che in un luogo triste e buio ci possa essere il maniaco di turno. All'Aspide, invece, a due passi dal mare e dieci dallo struscio serale, puoi sempre chiedere aiuto.

In molti hanno tentato di fare da contraccettivi. Anni fa un bacchettone pretore d'assalto provò a illuminare l'area "a giorno" con grossi fari. Durò poco, fu un coito interrotto per il giudice: i fari vennero spaccati con le fionde e l'esperimento ebbe fine.

Oggi ci provano i vigili urbani, a stoppare il kamasutra dei poveri. Con due evidenti segnali stradali: quello grandissimo, in alto, vieta l'accesso. All'area, beninteso. Quello più piccolo, in basso, vieta la sosta e la fermata. Casomai non si fosse capito. E poi l'orario: dalle 2 alle 6 di notte (originariamente messo lì in estate, per i camperisti) non si può fare quanto riportano i due segnali.

Forse volevano anche scrivere: "Qui è vietato fare l'amore" ma sarà parso superfluo. Nei giorni scorsi, però, la goliardia e il disincanto dei neritini hanno preso il sopravvento sulle "regole" e le prescrizioni e, in mezzo ai segnali di divieto d'accesso, è comparsa una figura stilizzata.

Quello che "non" si può fare, dunque, ora è più chiaro grazie ai creativi che hanno il dono della semplificazione: il divieto riguarda le pratiche "clintoniane" e quelle in "retromarcia", il resto è fatto salvo. Viva l'amore, allora, anche al pizzo dell'Aspide.
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