Per 24 ore al giorno nove volontari, sei uomini e tre donne, a turni di otto ore ciascuno rispondono a coloro che sentono di aver bisogno di un conforto e chiedono una preghiera e, di fatto, una voce amica: «si sentono deboli nella fede - dice Don Francesco - Anche la notte scorsa sono arrivate telefonate e all'alba c'è stato qualcuno che ha chiesto una preghiera e anche la telefonata di una donna abbandonata dal marito e disperata».
Tra i volontari di questo soccorso di fede c'è Carlo, 56 anni: sedici anni fa ha scoperto la chiesa e la fede; le ha incontrate per caso ma Dio - ha detto parlando con i giornalisti - lo «cercava già da molto tempo prima». Carlo, macchinista delle ferrovie, sindacalista, allenatore di calcio, era iperattivo: «mi affannavo - racconta - a riempire le giornate di qualsiasi cosa, ma il mio vuoto non si colmava». Poi nel '91 scoppiò la prima guerra del Golfo e Carlo volle capire perché gli Usa attaccavano Saddam Hussein e questi se la prendeva con gli israeliani». «Mi capitò tra le mani la Bibbia - spiega - e cominciai a leggerla per scoprire in quel libro la chiesa. Nacque il mio figlio minore quell'anno e il parroco, don Donato, mi disse che avrei dovuto seguire il catechismo: dai primi incontri con il gruppo di preghiera capii che avevo finalmente incontrato quello che cercavo nelle carte, nel poker, nel totocalcio e in tutto quello che facevo per una curiosità incolmabile».
Tra i volontari ci sono anche giovani, un ex finanziere, in Irpinia al tempo del terremoto, dove perse tutta la sua famiglia, e poi due mamme, una nonna. «Pronto, telefono preghiera, come ti chiami, come posso aiutarti?»: questo da tre giorni è il loro compito.
















