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Lecce, il «re delle strade» grazie al Tar entra anche nell’affare dei rifiuti

Lecce, il «re delle strade» grazie al Tar entra anche nell’affare dei rifiuti

 
Lecce, il «re delle strade» grazie al Tar entra anche nell’affare dei rifiuti

Sabato 21 Settembre 2013, 10:17

03 Febbraio 2016, 03:38

di Emanuela Tommasi

LECCE - Il re delle strade annusa il business-rifiuti. La Leadri, da decenni azienda leader nel settore delle grandi opere edili e stradali (come si legge anche sul sito internet), guidata da Mario Palumbo, ora intende dedicarsi pure alla gestione di discariche. E per questo ha bussato alle porte del Tar di Lecce, in via Rubichi. I giudici della Prima Sezione hanno accolto il ricorso presentato, per il tramite dell’avvocato Federico Massa, annullando il provvedimento con cui la Camera di commercio aveva respinto la richiesta della società di essere iscritta nel registro delle imprese per l’attività di gestione di discariche. La Leadri, dunque, ha vinto il primo round, ma non è escluso il ricorso in appello della controparte.

I fatti. La Leadri ha partecipato - in associazione temporanea con Monticava, Monteco e Cocemer - alla gara per l’affidamento, in concessione, della costruzione e della gestione di una piattaforma per il trattamento dei rifiuti a servizio del bacino Lecce/1, indetta dal Comune di Cavallino. Successivamente, le quattro imprese hanno costituito la “Ambiente & Sviluppo”, società consortile, a responsabilità limitata, per lo svolgimento unitario dell’appalto. Alla luce di quest’attività, e in vista della partecipazione ad una nuova procedura di gara del Comune di Cavallino, la Leadri ha presentato alla Camera di commercio domanda di iscrizione individuale per l’attività di gestione delle discariche. Ma la richiesta è stata respinta, anche sul riscontro fornito dalla Provincia, secondo la quale le autorizzazioni relative alla discarica di Cavallino erano state rilasciate alla “Ambiente & Sviluppo”, e le imprese consorziate non erano autorizzate a gestirlo individualmente.

Da qui a ricorrere al Tar il passo è stato breve. E nelle aule di giustizia, la Leadri ha avuto ragione.

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