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Export con il botto per il vino pugliese Si punta all'Asia

Export con il botto per il vino pugliese Si punta all'Asia

 
Export con il botto per il vino pugliese Si punta all'Asia

Giovedì 11 Aprile 2013, 08:35

03 Febbraio 2016, 02:44

di MARCO MANGANO
La Puglia del vino mette il turbo, pardon l’export, che balza del 20% nel 2012. Circa il 91% del prodotto che lascia il Belpaese viene bevuto in Germania, Austria, Svizzera ma anche nel Nord Europa e nei Paesi dell’Est. Al Vinitaly di Verona, che ieri ha chiuso i battenti (con un calo dei visitatori asiatici) la Puglia ha catturato le attenzioni del Vecchio Continente manco fosse una donna dalle curve mozzafiato. I produttori hanno portato in «passerella» un buon prodotto, ben «vestito», con belle bottiglie decorate con etichette dalla grafica accattivante. 

«SERVONO INNOVAZIONE E DIVERSIFICAZIONE» - Ma cosa occorre alla Puglia del vino per conquistare i mercati vergini e consolidare le posizioni acquisite? «Innovazione e diversificazione », risponde senza il benché minimo dubbio Gianni Cantele di Cantele Vini di Guagnano (Lecce), neo presidente della Coldiretti di Puglia, che aggiunge: «Per contrastare gli effetti della crisi che il vino pugliese è riuscito nella maggior parte dei casi a schivare, occorre innovare e diversificare. Il prodotto non ottiene un successo casuale, visto che forti sono stati gli investimenti sostenuti dalle cantine pugliesi per apportare innovazione in termini di prodotto e di processo, per conquistare negli ultimi dieci anni importanti fette di mercato nazionale e internazionale. Apprezzati in modo particolare - conclude Cantele - i vini ottenuti da vitigni autoctoni, quali per esempio il nostro Salice Salentino Riserva da Negroamaro, che si è imposto sui mercati europei e statunitensi». 

PIACCIONO LE BOLLICINE PUGLIESI - Ma una delle novità maggiori è rappresentata dal boom degli spumanti pugliesi: i produttori fanno sfoggio delle capacità di innovazione. Puntano, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili. «Siamo soddisfatti – dice Vi t o Angiuli della Cantina Donato Angiuli di Adelfia (Bari) – perché abbiamo registrato un boom delle contrattazioni. Siamo orgogliosi del grande successo del nostro spumante brut bianco, fermentato in bottiglia senza aggiunta di lieviti e zuccheri, risultato di una ricerca condotta in collaborazione con il Centro sperimentale di Locorotondo su un vitigno autoctono che stava scomparendo e cioé il “Maresco”. Altra punta di diamante è il nostro Primitivo non filtrato, tanto gradito in Germania, Olanda, Danimarca e Nuova Zelanda». 

IL SORPASSO - Se sul mercato estero le esportazioni in quantità hanno superato nel 2012 quelle dello champagne, le bollicine Made in Italy tengono di fronte alla crisi a livello nazionale, con un aumento delle vendite dell’1,4% rispetto al crollo degli acquisti in valore di champagne (-7%). «Il nostro spumante Brindeasy piace ai consumatori europei - afferma Sergio Botrugno di Cantine Botrugno (Brindisi) - e al Vinitaly abbiamo consolidato rapporti già avviati con Svizzera, Belguato del settore. Le norme disciplinano l’intero processo enologico e non la sola fase di coltivazione delle uve: per questo si potrà etichettare il vino come «biologico» e non più come «ottenuto da uve bio». Era ora. Inoltre, il bio sarà riconoscibile grazie all’apposizione in etichetta del logo europeo. Se analizziamo la ripartizione regionale della produzione viticola biologica, sei regioni e cioé Sicilia, Toscana, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna e Marche, concentrano in totale quasi il 70% delle superfici viticole biologiche. Nel 2010 in Puglia le superfici dedicate a questo tipo di viticoltura sono state pari a 8.365 ettari, con un aumento dell’11,9% rispetto all’anno precedente e in netta controtendenza rispetto all’an - damento di tutti gli altri settori, in drastico calo. L’annata precedente aveva registrato addirittura un +37,69%. 

«LA CINA È UN’OPPORTUNITÀ, NON UNA MINACCIA» - La Cina «come opportunità» è il concetto portante dell’analisi di Antonio Barile, presidente della Cia di Puglia e della Camera di Commercio Italo-Orientale di Bari. «È un mercato immenso, che è stato da noi colpevolmente trascurato. Per troppi anni - spiega - il Paese è stato indicato da esponenti istituzionali italiani come una minaccia alla nostra economia senza valutare le molteplici opportunità presenti in quel Paese. Finora non è stato fatto ed ora ne paghiamo le conseguenze. Nel 2012 l'Italia è scesa addirittura al quinto posto nelle esportazioni di vino dopo Francia, Australia, Spagna, Cile. Su 100 bottiglie esportate sul mercato cinese, 55 sono francesi e solo 6 italiane delle quali il 51% sono spumanti. In Cina l'80 per cento del consumo di vini è assorbito dai vini rossi, mentre tra i bianchi è in forte crescita quello di spumanti. Se consideriamo che il vino italiano in Cina rappresenta solo il 6% e vale 100 milioni di dollari circa, possiamo immaginare - dice ancora Barile - quanto spazio abbiamo per compensare gli effetti della crisi in Italia e in Europa. 

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