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«Alle origini dell'etnografia» 70 anni fa con De Martino a Bari il cenacolo degli spiriti liberi

«Alle origini dell'etnografia» 70 anni fa con De Martino a Bari il cenacolo degli spiriti liberi

 
«Alle origini dell'etnografia» 70 anni fa con De Martino a Bari il cenacolo degli spiriti liberi

Giovedì 21 Febbraio 2013, 08:34

03 Febbraio 2016, 02:27

di VITO ANTONIO LEUZZI 

«Spiriti liberi sono da considerarsi Ernesto De Martino e Fabrizio Canfora». Così Tommaso Fiore in Formiconi di Puglia, nel delineare i caratteri dell’antifascismo di matrice liberal-socialista, che caratterizzò il capoluogo pugliese negli anni Trenta del ‘900, tracciò, tra gli altri, un incisivo profilo dei due intellettuali, impegnati il primo nelle indagini antropologiche ed etnologiche ed il secondo nella ricerca filosofica. 

De Martino di origine napoletane, allievo di Adolfo Omodeo, trasferitosi a Bari nel 1935 per insegnare filosofia al Liceo «Scacchi» di Bari, entrò subito in contatto con Canfora che nell’anno scolastico 1935-1936 aveva iniziato il suo percorso di docente nel corso B dello stesso Liceo. Tra i due si stabilì ben presto un profondo legame che permise all’etnologo napoletano ed a sua moglie Anna Macchioro (docente presso il Liceo Classico «Orazio Flacco») di entrare in contatto un gruppo di giovani neolaureati della Facoltà di Giurisprudenza, legati da un intimo sodalizio a Canfora, tra cui Michele Cifarelli, Giuseppe Bartolo, Domenico Loizzi, assidui frequentatori della casa di Tommaso Fiore e della libreria-casa editrice Laterza. 

Il giovane etnologo fu subito coinvolto nelle valutazioni critiche della aggressione fascista all’Etiopia espresse dai suoi coetanei legati a Tommaso Fiore e nel dibattito conseguente alla lettura della stampa del fuoruscitismo (Gaetano Salvemini ed Eugenio Reale) e delle traduzioni laterziane delle opere di Bertrand Russell, L’educazione dei nostri figli, e di Harold Lasky, Democrazia in crisi. In questa fase l’incontro con Benedetto Croce a Villa Laterza, «nume tutelare» dell’opposizione intellettuale al regime, si rivelò decisivo per il percorso di ricerca di De Martino, orientato verso le problematiche storico-religiose ed etnologiche, che ottenne l’assenso del filosofo. Nel periodo barese alla fine degli anni Trenta egli completò un importante studio sui fondamenti del pensiero etnologico, Naturalismo e storicismo nell’etnologia (Laterza 1941) ed indirizzò le sue ricerche, come si evidenzia in una lettera ad Omodeo, alla visione del mondo magico. 

La sua adesione all’antifascismo fu incondizionata e si consolidò dopo la Guerra di Spagna e il varo delle leggi razziali che costrinsero alla fuga - anche da Bari - studenti e docenti universitari di origine ebrea, tra cui il giovane medico originario di Bon, Max Mayer, assiduo frequentatore di casa Fiore e legato ad una salda amicizia a Canfora e Cifarelli. Effetto moltiplicatore del dissenso nel mondo della scuola si registrò con l’entrata in guerra dell’Italia di Mussolini a fianco della Germania di Hitler. Infatti diversi insegnanti dei due Licei, dell’Istituto magistrale e del tecnico manifestarono una esplicita opposizione al militarismo fascista. L’etnologo napoletano, estensore del Giuramento liberal socialista (1941) - nel quale si rivendicava, tra l’altro, il diritto di «cittadinanza in una repubblica di spiriti liberi» - assunse un ruolo di primo piano nell’elaborazione di significativi documenti di denuncia nei confronti del regime. 

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