BRINDISI - Il porto di Brindisi non ha più collegamenti con la Grecia. Anche l’unico traghetto in attività, la Ionian Queen, dell’armatore ellenico Endeavour, a causa di un procedimento di sequestro, ha cessato di trasportare mezzi e passeggeri diretti ai porti greci di Corfù, Igoumenitha e Patrasso. Allo stato, lo scalo marittimo brindisino, movimenta esclusivamente merci industriali per i poli energetico e chimico. E il porto interno accoglie yacht di medie e grandi dimensioni.
Termina, con la cancellazione della tratta Brindisi-Corfù, assicurata dal traghetto Ionian Queen, un periodo, che va dagli anni Sessanta ad oggi, e nel corso del quale la «Porta d’Oriente» brindisina ha rappresentato il terminale del corridoio adriatico, l’ultimo scalo prima dell’imbarco per la Grecia e i paesi del Nord Africa e dell’Oriente. Eppure, proprio nell’anno 2000, il porto di Brindisi, con gli oltre un milione e duecentomila passeggeri in transito, si afferma tra i più importanti dell’Adriatico e rientra tra gli obiettivi della nuova programmazione delle reti Ten, Trans European Networks. La punta più alta del traffico passeggeri coincide con lo scoppio della guerra tra i paesi dell’ex Jugoslavia e la chiusura della superstrada transbalcanica, utilizzata massicciamente dagli emigrati turchi di Germani, Belgio e Olanda per rientrare in patria in occasione delle ferie estive. Le famiglie turche, per alcuni anni scelgono il porto di Brindisi per salire a bordo dei traghetti diretti al porto di Cesme, situato a 85 chilometri da Smirne. Raggiungono Brindisi in auto e, in un solo fine settimana, si imbarcano in oltre diecimila sui traghetti per la Turchia, attraccati ai moli del porto interno di Brindisi.
Ma in quegli anni il movimento passeggeri verso la Grecia e la Turchia muta nell’offerta. Le navi sono più veloci e a bordo offrono una gamma di servizi, dalla piscina ai giochi e all’intrattenimento per soddisfare le esigenze del tempo libero e del divertimento di ciascuno dei componenti la famiglia. La nuova modalità di viaggio incontra il favore della domanda e i porti di Venezia, Ancona e successivamente Bari segnano dati di crescita a doppia cifra quasi ogni anno. Ma non basta. Da Bari ( e da Ancona) si cercano nuove opportunità con i paesi dell’ex Jugoslavia, uscita finalmente dal lungo periodo bellico. E crescono anche le linee con l’Albania. Da Bari. Gli agenti marittimi, in perfetta sintonia con le istituzioni locali e l’Autorità portuale del Levante firmano accordi con le autorità del porto di Durazzo, l’area e le attività economiche dell’Albania che in questi anni hanno fatto segnare lo sviluppo più consistente. Da Durazzo si snodano poi le infrastrutture trasportistiche verso Tirana e che si inoltrano nei paesi dell’est (Macedonia e Bulgaria). Insomma, si tratta di traffici di pregio, diversamente da quelli che da Brindisi prendono la direzione del porto di Valona, un’area dallo sviluppo stentato e pertanto dai traffici anche marittimi limitati. Ed ora dopo aver perso l’ultimo collegamento con la Grecia, potrebbero cessare anche quelli verso l’Albania. La grave crisi internazionale, infatti, potrebbe avere tra i suoi effetti anche un forte calo degli interessi per quella parte dell’Albania oggi collegata al porto di Brindisi.
Le conseguenze sull’economia brindisina sono gravi. Le agenzie marittime saranno costrette a ridurre il personale ed alcune addirittura a sospendere, dopo decenni, la loro attività.
















