Nuova, autentica “doccia fredda” per i titolari degli stabilimenti balneari alle prese con il problema dell’erosione costiera. Tali soggetti concessionari, come ben si sa, sono stati colpiti lo scorso anno da un provvedimento di interdizione di accesso e stazionamento per uomini e mezzi, oltre che di balneazione per le persone e, per far fronte a ciò, lo scorso mese di luglio avevano presentato - per il tramite di esperti in materia - un progetto finalizzato al consolidamento e alla messa in sicurezza della falesia attraverso micro-interventi di mitigazione che prevedevano la realizzazione di una palificata in legno a ridosso della falesia stessa. Progetto che, peraltro, era stato avallato dall’Autorità di Bacino che, con una nota, aveva affermato di «condividere nelle linee generali l’efficacia degli interventi preposti, suggerendo al Rup (il responsabile unico del procedimento, individuato nella persona dell’ing. Francesco Di Leverano) di sottoporre a verifica, preliminarmente alla esecuzione dei lavori, i calcoli statici esecutivi ai sensi della normativa vigente».
Lo stesso Rup aveva poi concesso la relativa autorizzazione con un permesso recante il n° 277, rilasciato in data 22 settembre 2011. Ebbene, notizia di pochi giorni fa - come regalo... non gradito trovato sotto l’albero - il Comune di Brindisi ha reso noto ai concessionari degli stabilimenti balneari che il progetto di consolidamento della falesia deve ritenersi a tutti gli effetti bloccato. E ciò in regime di autotutela, e in particolare in ottemperanza alla determina con cui il Servizio Demanio e Patrimonio della Regione Puglia ha evidenziato un difetto di legittimazione attiva da parte delle società concessionarie a realizzare una simile opera. Il problema di fondo è da ricercare nella natura dell’opera da realizzare per consolidare la falesia. Opera che il Servizio Demanio della Regione ha valutato - non si sa in base a quali criteri, visto che si tratta di semplici protezioni in legno che, di certo, non alterano la morfologia del litorale - come di “ingegneria costiera”, ragion per cui (come è riportato nella determina in questione) «è la Regione (non il Comune) l’ente competente a rilasciare l’autorizzazione, mentre il Comune è il soggetto legittimato all’attuazione dell’intervento (che non spetta, invece, al privato titolare delle concessioni)».
Nella stessa determina, il Servizio Demanio conclude ricordando che «è assolutamente vietato il rilascio, il rinnovo e la variazione delle concessioni preesistenti nelle aree a rischio di erosione in prossimità di falesie». Il Comune, per il tramite dell’ing. Di Leverano, non ha potuto far altro che prendere atto di questo nuovo “ordine” (o, meglio... contrordine) proveniente da Bari, informando i soggetti interessati della necessità di bloccare l’esecuzione del progetto. Tutto da rifare, dunque, e senza alcuna certezza, visto che l’au - torizzazione non c’è più e, soprattutto, che il costo di ogni eventuale intervento deve andare a carico del Comune. Ma di soldi, come ben si sa... non ve n’è ombra. Siamo di fronte, insomma, all’ennesima situazione paradossale, laddove la... “mano destra” (l’Autorità di Bacino) non sa cosa fa la “mano sinistra” (il Demanio). Ciò, del resto, testimonia quanto la Gazzetta da tempo va asserendo: e, cioè, che vi è la totale assenza di strutture tecniche e amministrative che abbiano il minimo senso compiuto di cosa significhi tutela dell’ambiente e del paesaggio costiero, laddove la incapacità di gestire il bene fisico demaniale e morfologico-ambientale- costiero è ormai di tutta evidenza. E, in tale contesto, a pagarne dazio continuano ad essere i privati che, allo stato, rischiano di dover trascorrere u n’altra estate (quella del 2012) all’insegna di limitazioni e divieti che, di certo, implicheranno seri danni alla propria attività.