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San Raffaele i soci pugliesi di don Verzè

San Raffaele i soci pugliesi di don Verzè

 
San Raffaele i soci pugliesi di don Verzè

Sabato 23 Luglio 2011, 09:00

02 Febbraio 2016, 23:35

di Massimiliano Scagliarini

BARI - La vera cassaforte degli affari di Don Verzè in Puglia è una società dal nome misterioso, la 13 Maggio. È la scatola che tiene insieme la Fondazione San Raffaele e gli interessi di due imprenditori tarantini già incappati nelle maglie della giustizia. È da qui che si può partire per trovare qualche prima risposta alle tante domande sul grande business che il gruppo milanese, attivo tra la sanità e gli affari di Dio, vorrebbe (o avrebbe voluto) portare in Puglia. Con un nome e un cognome: Mario Cal.

Il vicepresidente del San Raffaele, l’uomo che aveva in mano le chiavi dell’impero di Don Verzè, risulta infatti alla guida della 13 Maggio, società che ha in mano la gestione dei servizi nella Cittadella della Carità. La stessa che ha tentato, finora invano, di entrare nel business delle residenze sanitarie assistite. E che si è mossa attivamente per indurre il Comune di Taranto a cancellare i vincoli sul suolo destinato a ospitare il nuovo ospedale San Raffaele, previo ok alla variante urbanistica che darà il via a una operazione edilizia da centinaia di milioni di euro.

Il meccanismo per ora è inceppato, perché a Milano in via Olgettina hanno altro a cui pensare: devono salvarsi da un possibile, clamoroso fallimento. Inceppato, ma non accantonato: perché è difficile che, una volta subentrati, i nuovi padroni del San Raffaele rinunceranno a portare avanti il business. Di cui è possibile, attraverso i documenti, leggere in controluce le linee essenziali di un progetto che qualcuno già vorrebbe avviato.

Il nuovo, grande ospedale di Taranto, dunque. Per il quale la Regione metterà i soldi, nonostante le rassicurazioni iniziali che ai pugliesi non sarebbe costato un centesimo, e il San Raffaele metterà medici e know-how. Ci sono da tirar su i muri. E da gestire i servizi che, per una struttura del genere, valgono molte decine di milioni di euro l’anno. Torniamo alla 13 Maggio.

Il capitale della cassaforte pugliese è suddiviso tra la Cittadella della Carità, che ne ha il 51%, e altri due soci minori ma non meno importanti. Con due quote quasi uguali ci sono infatti la Dep e la Duemila srl. La seconda porta da Taranto a Bari, per motivi prettamente di business. Ma è sulla prima che occorre concentrarsi, perché dietro quella sigla ci sono i fratelli Dario e Piero Maniglia: ovvero La Cascina, il potente ramo della Compagnia delle Opere negli appalti sanitari, già incappata a Bari nell’inchiesta «La Fiorita».

Ma non sono gli unici importanti imprenditori pugliesi in cui si imbatte chi scava negli affari di Don Verzè. Perché, tornando in via Olgettina, intorno all’ospedale che è stato teatro dell’inquietante suicidio di Cal, non si può non notare il nome Gestipark San Raffaele. È la società che gestisce il parcheggio multipiano da 2.000 posti, e che fa capo alla Dec della famiglia De Gennaro: i rapporti con la Fondazione, però, nell’ultimo periodo sembrerebbero incagliati su questioni economiche. Forse anche la Dec è finita nel calderone dei tanti fornitori non pagati dal San Raffaele.

Il San Raffaele di Taranto, secondo il progetto, dovrebbe avere 572 posti letto che ne faranno uno degli ospedali più importanti della Puglia, il primo se non si considerano il Policlinico di Bari (che è universitario) e gli altri due istituti ecclesiastici, il «Miulli» di Acquaviva e San Giovanni Rotondo. Già questo, di per sé, garantirà un giro d’affari milionario. E poi ci sono servizi e costruzioni, gli altri due vertici del business che ruota intorno al nuovo ospedale. Logico dunque che, nel momento in cui ci si allinea ai blocchi di partenza, il mondo imprenditoriale locale sia in subbuglio. Il nuovo ospedale, dal punto di vista economico, è del resto soltanto un grimaldello per un business molto più grande su cui tutti vogliono mettere le mani. Con uno schema peraltro non inedito per il San Raffaele, che sta lavorando in Sicilia, a Cefalù, ma sta anche provando a impostare un’operazione simile in Sardegna: ospedale, variante urbanistica, edilizia residenziale. A gestirla, lì come in Puglia, era sempre Mario Cal.

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