LECCE - C’è il nome di Giovanni Semeraro nel fascicolo che il pubblico ministero Angela Rotondano ha aperto per far luce sulle cause della contaminazione da idrocarburi che ha interessato il cantiere di «Studium 2000».
Una notizia clamorosa, di per sè, ma che forse qualcuno si aspettava. Perchè la vicinanza tra il cantiere edile dell’ateneo salentino, che sorge in via San Nicola, e l’ex deposito di carburanti Apisem (che si trova alle spalle, in via vecchia Surbo) di proprietà della «R&G Semeraro Spa» ha sempre insospettito gli inquirenti.
Il secondo edificio in fase di realizzazione, denominato plesso sei, dista appena 20 metri dell’ex deposito.
L’ipotesi contestata dalla Procura, a quanto è dato di sapere, dovrebbe essere quella di avvelenamento colposo delle acque. Lo stesso reato per il quale Semeraro si trova già a processo, per essere stato citato in giudizio dai coniugi Fiorentino, la cui abitazione è adiacente all’Apisem. Anche in questo caso, dunque, si vuole accertare se la presenza di idrocarburi nel cantiere dell’ateneo si possa ricollegare allo sversamento dei serbatoi dell’ex deposito.
Ed è anche questo uno degli aspetti che i consulenti della Procura, a lavoro già da una settimana, dovranno stabilire.
Quel che appare certo è che parte del cantiere dell’Ateneo sia contaminato dagli idrocarburi. Una circostanza documentata dai rilievi dei tecnici dell’Arpa, che dall’ottobre scorso fino a marzo hanno effettuato diversi campionamenti per stabilrlo.
Tutto è iniziato perchè proprio nel mese di ottobre, in occasione delle forti piogge, nell’aria ha iniziato a disperdersi un forte odore di idrocarburi, in una zona dove doveva sorgere la centrale termica.
E’ stato in quel momento che i carabinieri del Nucleo operativo ecologico hanno ricevuto la segnalazione di un residente della zona, che poi si è rivelato essere proprio Sergio Fiorentino, antagonista processuale di Semeraro.
Sulla scorta di quanto emerso in base ai rilievi effettuati dagli ispettori dell’Arpa, il 25 maggio scorso il giudice per le indagini preliminari Nicola Lariccia ha emesso un decreto di sequestro preventivo di tutto il cantiere, così come chiesto dal pm Rotondano.
Un «incidente di percorso», se così può essere definito, che ha bloccato i lavori di realizzazione dei due plessi universitari, destinati ad ospitare aule, biblioteche e dipartimenti.
Un’area di 6 ettari, che doveva essere ultimata per l’ottobre prossimo. Gli edifici erano quasi terminati, mancavano solo le rifiniture.
Nei giorni scorsi, era stato lo stesso rettore Domenico Laforgia ad auspicare che la procura procedesse in fretta, per consentire quanto prima il dissequestro del cantiere e permettere così la ripresa dei lavori nel cantiere. L’urgenza è dettata anche dall’esigenza di non perdere i finanziamenti del Cipe.
Risulta che fra gli atti del progetto originario fosse anche presente una relazione di tipo geologico, che non ha evidenziato nessun tipo di problema. Ma, precisano gli addetti ai lavori, si tratta di un atto che ha esaminato il terreno solo sotto il profilo della compatibilità, prescindendo dalla sua composizione.
Al vaglio degli investigatori c’è anche tutta la documentazione relativa alla messa in sicurezza dell’ex deposito Apisem.
La procura contesta a Semeraro di aver solo avviato la fase di «caratterizzazione», e cioè una procedura che precede la fase di bonifica, che non risulta essere stata ancora portata a termine. I quattro periti nominati dal Gip Maurizio Saso, nel procedimento che vede imputato Semeraro, conclusero che l’area dell’Apisem e dei Fiorentino era sì contaminata, ma specificarono anche che a loro avviso la messa in sicurezza del sito contaminato effettuata dai Semeraro fosse un intervento adeguato. Di diverso avviso, invece, i consulenti del pubblico ministero Guglielmo Cataldi.