Sabato 18 Ottobre 2025 | 19:16

Babysitter, colf e badanti regolari: in Puglia sempre più introvabili e più costosi

Babysitter, colf e badanti regolari: in Puglia sempre più introvabili e più costosi

 
Gianpaolo balsamo

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Gianpaolo balsamo

Babysitter, colf e badanti regolari: in Puglia sempre più introvabili e più costosi

Hanno più di 50 anni, sono in gran parte soddisfatti ma non smettono di guardare altrove. Il 61,4% punta a un cambiamento

Sabato 18 Ottobre 2025, 09:23

Colf, badanti e baby sitter sempre più introvabili (almeno quelle referenziate e con contratti regolati che Inps è in grado di monitorare) e sempre più costose per le tasche delle famiglie costrette ad avvalersi di lavoratori domestici.

Negli ultimi mesi, infatti, a livello nazionale la contrazione dei lavoratori domestici segna una riduzione di 23mila occupati rispetto all’anno precedente (sono 817.000 secondo Inps). Si tratta di una tendenza che, al netto della parentesi del 2020 (quando la regolarizzazione aveva fatto crescere il numero dei col laboratori e ridotto il tasso di irregolarità) conferma il calo occupazionale che caratterizza da anni il settore.

Dal 4° Paper del Rapporto 2025 Family (Net) Work presentato nei giorni scorsi dall’Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico (Assindatcolf) in collaborazione con la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, emerge anche che i contratti mostrano un andamento simile. A fronte di un andamento tendenzialmente crescente fino al 2019, c’è stata una diminuzione negli ultimi anni. Fenomeno che se in parte può essere ricondotto agli effetti della regolarizzazione, dall’altro risente di una pluralità di cause, tra cui le criticità legate al reclutamento e alla sostituzione di personale, le difficoltà economiche che le famiglie incontrano nel far fronte al costo dei servizi, in particolare di assistenza; non ultimo la ripresa dei fenomeni di irregolarità, in un contesto dove da sempre il peso del lavoro irregolare condiziona qualità e prospettive di evoluzione dei rapporti di lavoro.

Nel 2024 si sono registrati 383.425 nuovi rapporti di lavoro domestico (13mila in Puglia e poco meno di 1.400 in Basilicata), un numero di poco superiore a quello delle cessazioni che sono state 382.611 (12.792 in Puglia e 1.429 in Basilicata). Ciò ha determinato un saldo di circa 800 contratti a livello nazionale (218 in Puglia e un saldo negativo di -36 in Basilicata), rtornato positivo dopo circa un triennio di segno negativo.

A livello regionale, nel Tacco d’Italia il 56,1% (53,1% in Basilicata) dei nuovi contratti di lavoro ha riguardato le badanti, una componente che negli anni ha visto crescere il proprio peso, sia in termini di occupazione che di attivazione di nuovi rapporti: nel 2015 infatti era il 53,4% dei nuovi contratti a riguardare tale profilo.

I nuovi contratti da colf sono stati invece il 43,9% in Puglia e il 46,9 in Basiicata.

È pur vero anche, secondo quanto è emerso dall’indagine di Assindatcolf, che i lavoratori di questo comparto hanno soprattutto più di cinquant’anni, sono in gran parte soddisfatti del lavoro che svolgono ma non smettono di guardare altrove: solo il 38,6% dei collaboratori domestici vorrebbe, infatti, mantenere l’occupazione attuale, il 61,4% punta invece a un cambiamento nei prossimi cinque anni.

Un universo, quello del lavoro domestico, che in Italia conta 1 milione 229 mila lavoratori – tra regolari e non – per un valore economico generato di circa 17 miliardi di euro, pari a quasi l’1% del Pil nazionale nel 2024.

Le badanti sono la categoria più strutturata e fedele: il 75% lavora per una sola famiglia, spesso in convivenza (45,2%), ciò implica un impegno lavorativo più rilevante (il 44% più di 40 ore settimanali). Sono anche le più appagate: il 47,6% si dichiara molto soddisfatta del proprio lavoro, in particolare grazie al rapporto che si instaura con la famiglia e perché amano prendersi cura di una persona che ha bisogno. Anche la condizione contrattuale è valutata positivamente, il 33,8% è molto soddisfatta, il 43,4% abbastanza, ma comunque il 58,9% esprime di voler cambiare condizione entro il 2030. Tra i principali aspetti di insoddisfazione per il 40,3% c’è la retribuzione e per il 32,3% la mancanza di tempo libero. Quanto alle babysitter – che costituiscono circa il 20% della forza lavoro domestica – nel 61,3% dei casi hanno un solo committente, con un impegno inferiore alle 30 ore settimanali nel 60,6%. Il 46,8% si dice molto soddisfatta del proprio lavoro, ma solo il 19,4% della propria condizione contrattuale. Le retribuzioni (58,6%) e la scarsa tutela contrattuale (31%) sono le principali criticità.

«Il quadro che emerge da questa indagine – ha commentato Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – conferma la crescente mobilità e fragilità di un comparto che, pur tra molte difficoltà, rimane un pilastro dell’economia e del welfare familiare del nostro Paese e, proprio per questo, merita di essere valorizzato. Per superare le principali criticità – la mancanza di ricambio generazionale, la scarsa attrattività del settore, l’elevato tasso di irregolarità e la carenza di professionalità – è necessario renderlo più sostenibile anche dal punto di vista economico, senza che a sostenerne interamente il peso siano le famiglie datrici di lavoro. Un tema che auspichiamo trovi adeguata attenzione anche nell’ambito della prossima Legge di Bilancio».

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