BARI - La soglia di tolleranza è stata superata e la leader Elly Schlein è tornata ad occuparsi della Puglia per cacciare dal Pd il consigliere regionale Filippo Caracciolo, indicando una rotta di massima attenzione all’etica pubblica per i dirigenti del partito, al fine di segnare una cesura che favorisca, con l’arrivo di Antonio Decaro alla guida della Regione, un ricambio della classe dirigente.
Lo scandalo dei titoli tarocchi della moglie dell’ex capogruppo regionale, con il passare delle ore è diventato un caso (anche) di malcostume politico al punto che il Pd nazionale non ha potuto più soprassedere. Si è configurato un secondo intervento, dopo il primo che ha costretto mesi fa il politico barlettano a dimettersi dalla guida del gruppo in via Gentile a seguito della prima inchiesta sul presunto malaffare che ha lambito la Regione. Ora un nuovo terremoto, con una nota - pesantissima per il risvolto politico - di Igor Taruffi, braccio destro della segretaria Elly Schlein, nonché detentore della delega all’organizzazione nazionale, che mette la parola fine al percorso di Caracciolo nella comunità dem. Il passaggio segna ancora una volta la forte irritazione del Nazareno per le continue disattenzioni sul piano etico-comportamentale di dirigenti apicali del partito (non a caso era stata defenestrata l’assessore regionale dem Anita Maurodinoia, recentemente rinviata a giudizio per presunta corruzione elettorale).
«Il Pd della provincia di Barletta-Andria-Trani - scrive Taruffi - è da tempo monitorato dalla segreteria nazionale a seguito dei numerosi esposti pervenuti dagli iscritti del territorio nei quali si criticava una conduzione chiusa e poco attenta ai temi ambientali e di etica politica». Da qui i riflettori accesi sul leader barlettano: «Le stesse dimissioni dal ruolo di capogruppo del consigliere regionale Caracciolo sono state sollecitate dalla segreteria nazionale visto il suo coinvolgimento in procedimenti che lo rendono incompatibile con eventuali candidature nelle liste del Pd». Poi la considerazione che segna il punto di non ritorno per chi contravviene la rotta legalitaria segnata dalla Schlein: «L'insieme di questi e di altri episodi inducono ad avviare nel territorio della provincia Bat una specifica azione di riallineamento ai valori e principi della linea politica della segreteria nazionale attraverso - conclude Taruffi - un nuovo ciclo di dirigenti politici».
Caracciolo è da sempre l’uomo forte del Pd nella Bat: nelle regionali del 2020 ha surclassato la concorrenza interna doppiando i rivali (Debora Ciliento e Ruggiero Mennea), conseguendo quasi 12mila preferenze. Nella pratica quotidiana è l’uomo forte del partito anche nelle giunte di centrosinistra di Trani e Andria, nonché il dominus delle nomine della coalizione nelle partecipate regionali e nelle municipalizzate. L’esclusione dal Pd, con il veto a una sua ricandidatura, è benedetto anche dal segretario regionale Domenico De Santis che ha così commentato la presa di posizione di Taruffi: «È necessario fare piena luce sulla vicenda delle dimissioni della moglie del consigliere Caracciolo da Adp. Il Pd non può tollerare nessun tipo di condotta che si discosti dal rispetto delle leggi e dell’etica». Sul piano politico il capo del Pd Puglia sposa il diktat del Nazareno sulla «questione morale»: «Già nel deliberato della direzione regionale dello scorso 22 marzo, all’unanimità, abbiamo deciso di procedere ad un profondo rinnovamento della rappresentanza nel prossimo consiglio regionale a partire dalla composizione di liste che devono essere in sintonia con il nostro codice etico e con i valori della nostra base». Più misurata la risposta del Pd Bat: «Riponiamo fiducia nella magistratura che farà luce sugli aspetti della vicenda al fine di chiarirne le responsabilità», ha dichiarato il segretario Lorenzo Marchio Rossi.
L’esclusione dai giochi di Caracciolo li complica anche in vista delle prossime regionali: solo pochi giorni fa l’esponente dem era seduto accanto, nel tavolo dei relatori, al prossimo candidato governatore Antonio Decaro ad un evento a Trani, promosso dall’associazione Prossimamente, un cartello pre-elettorale che ha raccolto dem e orfani di Sud al centro, il partito civico organizzato da Sandrino Cataldo, marito dell’ex assessore regionale Maurodinoia e pure imputato di associazione a delinquere per corruzione elettorale. Per occupare lo spazio che verrà lasciato libero nel centrosinistra dal politico barlettano, ci sono però più aspiranti: tra i papabili candidati alla Regione, oltre l’assessore uscente Debora Ciliento (all’opposizione dell’attuale segreteria provinciale proprio in chiave anti-Caracciolo), i sindaci Giovanna Bruno (Pd) e Amedeo Bottaro (anche in una eventuale lista del presidente o degli amministratori pro Decaro). Ma i giochi sono ancora alle battute iniziali.