BARI - C’è un boom di avvocati che si occupano di attività di comunicazione, presentando però fatture che includono il pagamento della cassa forense. Parcelle professionali, insomma, pagate con i fondi dei gruppi consiliari della Regione che, sulla carta, servirebbero ad altro. Sono finite tutte nel mirino della Sezione di controllo della Corte dei conti pugliese, che ha bocciato (quasi) tutti i bilanci presentati dai gruppi nel 2023: nella gran parte dei casi si tratta di irregolarità formali, facilmente sanabili. Ma ci sono anche questioni più serie.
Una è appunto relativa agli avvocati contrattualizzati come comunicatori. I giudici contabili hanno rilevato che nelle fatture pagate dal Consiglio è compreso «il contributo alla Cassa Forense», che per una consulenza di comunicazione non sarebbe dovuto. «Tanto considerato - è detto in uno dei referti (ma sono tutti uguali) -, si chiede di specificare la natura dell’attività svolta dalla professionista e se tale attività sia compatibile (anche ai fini dei vincoli sanciti dalla legge 247/2012) con il contratto stipulato con il Gruppo consiliare». Tradotto: il sospetto (tutto da verificare) è che, in realtà, che con quelle fatture sia stata spesata attività legale prestata in favore dei singoli consiglieri. In un caso il sospetto è già certezza, perché la fattura riporta come causale l’opposizione a un decreto penale di condanna...
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