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Puglia, il Consiglio approva una legge per i trapianti di capelli

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Puglia, il Consiglio approva una legge per i trapianti di capelli

Slittano ancora le norme sulle liste d’attesa ma passa un emendamento a favore delle cliniche private

Mercoledì 26 Luglio 2023, 13:15

BARI - Slitta per l’ennesima volta la discussione sulla legge proposta da Fabiano Amati (Azione) per le liste d’attesa e l’attività privata in ospedale. Ma il Consiglio regionale approva una normetta, infilata in un debito fuori bilancio, per permettere l’apertura di centri privati dedicati al trapianto di capelli.

La proposta, redatta dall’assessore Rocco Palese e firmata da Delli Noci, Tupputi, Ciliento, interviene ancora una volta sul regolamento che fissa i fabbisogni (una scelta analoga era già stata fatta per l’oculistica, la chirurgia plastica e la Pet). Serve a permettere l’apertura di una struttura privata ogni 150mila abitanti per le attività dermatologiche di tricologia, compresi i trapianti, attività oggi non previste: e dunque i Comuni non possono rilasciare le relative autorizzazioni. Ne è nato un vivace e polemico scambio tra l’assessore Palese e Amati. «L’assessorato - dice Amati - ha dovuto emanare diverse circolari che descrivono perfettamente gli stessi problemi che la nostra proposta di legge vuole affrontare, ma non contengono i rimedi per far rispettare le leggi in materia di liste d’attesa e attività intra-moenia. Abbiamo l’impressione che si voglia trattare l’argomento delle liste d’attesa solo con parole di buon auspicio, tenendosi però lontani da decisioni anche impopolari».

Intanto ieri il direttore generale dell’Oncologico di Bari, Alessandro Delle Donne, ha diffuso i dati relativi all’attività a pagamento del 2022 e dei primi sei mesi del 2023, quelli che la Regione ha chiesto di comunicare nell’ambito delle verifiche avviate sull’intra-moenia dopo un articolo della «Gazzetta»: 17.819 visite ed esami a pagamento su un totale di 1.432.875 prestazioni erogate. «Se l’Istituto è virtuoso con soltanto l’1% di ricorso all’Alpi - dice Delle Donne -, vuol dire che è avvenuta la piena responsabilizzazione dei nostri medici, che intendono le cure oncologiche gratuite e universali». Nelle scorse settimane l’Irccs è finito nell’occhio del ciclone per l’arresto in flagranza dell’oncologo Vito Lorusso, preso con in mano i 200 euro chiesti a un malato di tumore. «Stiamo subendo un gioco al massacro - prosegue Delle Donne - per responsabilità personali che danneggiano il nome dell’Istituto Tumori e ingiustamente offuscano il lavoro quotidiano di decine di medici e infermieri». 

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