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Nove comuni su dieci a rischio idrogeologico in Puglia: polemiche sui consorzi

 
alessandra colucci

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alessandra colucci

 Nove comuni su dieci a rischio idrogeologico in Puglia: polemiche sui consorzi

La Giunta regionale ha deliberato cinque interventi prioritari. Allarme Coldiretti: 11.700 imprese rurali in sofferenza

Mercoledì 10 Maggio 2023, 13:46

Sono cinque gli interventi prioritari, in materia di rischio idrogeologico, dei quali la giunta ha recentemente preso atto e per far fronte ai quali saranno necessari 17 milioni di euro, la cui copertura è garantita dalle risorse del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Nel dettaglio, si tratta di una località in provincia di Brindisi e quattro in quella di Foggia ovvero Fasano – Pezze di Greco (Br), Pietramontecorvino – centro abitato (Fg) – Biccari Canalone Guadoncello (Fg), Pietramontecorvino – zona Pisciarelli/Fontanili (Fg), S.Agata di Puglia – viale dell’Incoronata – Fg).

E che il rischio idrogeologico costituisca una seria emergenza per la nostra regione, è confermato anche da una recente analisi diffusa da Coldiretti Puglia, in concomitanza con le ondate di maltempo che si sono succedute nelle ultime settimane.

Secondo quanto sostenuto da Coldiretti, in Puglia 9 comuni su 10, pari all’89% del totale, sono minacciati. Tante le motivazioni all’origine dell’emergenza, in particolare il cambiamento climatico «che aggrava lo stato di salute di un territorio già molto fragile per la cementificazione e l’abbandono» come spiega Coldiretti Puglia. «Sono 230 su 257 i comuni pugliesi a rischio di dissesto idrogeologico e a pagarne i costi – segnala Coldiretti Puglia – oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori».

I dati sono impressionanti: il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda il 100% dei comuni della Bat, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni.

A detta di Coldiretti “il rischio idrogeologico riguarda contesti prevalentemente agricoli o naturali perché in Puglia la terra frana e si consuma anche a causa dell’abbandono delle aree rurali per fattori diversi a cui si aggiungono fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate. La salvaguardia del suolo, dell’ambiente e delle produzioni agricole e agroalimentari è fondamentale per garantire un avvenire alle future generazioni”.

Una situazione resa ancora più difficile dal fatto che, in particolare dagli anni Settanta, in Puglia sia scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione che rende le superfici impermeabili. “Per questo – continua la Coldiretti Puglia – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne”.

Facendo poi riferimento a dati Eswd (European sever weather database) che Coldiretti ha analizzato e rielaborato, “la sparizione di terra fertile non pesa peraltro solo sugli approvvigionamenti alimentari, una situazione aggravata dai cambiamenti climatici con più di tremila eventi estremi nel 2022, tra bombe d’acqua, violenti temperali e grandinate”.

Quali le soluzioni, dunque, per far fronte a una situazione che diventa sempre più complessa da affrontare? “Occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo attesa da quasi un decennio e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio, ma sono anche necessari – conclude Coldiretti Puglia - interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini per l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e usarla quando serve in modo da gestire gli effetti dei cambiamenti climatici e aumentare la capacità produttiva”.

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