BARI - Ultime ore di mediazione nel Pd tra l’area che ha eletto la leader Elly Schlein e la minoranza guidata da Stefano Bonaccini: in ballo c’è la composizione della segreteria unitaria e l’elezione dei due nuovi capigruppo, incarichi per i quali la deputata di Lugano ha scelto Chiara Braga e Francesco Boccia. Ieri il governatore emiliano, nonché presidente del partito, ha riunito in streaming i suoi (c’è stata defezione di una ventina di ultrà unionisti) per definire la strategia e ottenere un mandato a trattare i passaggi per una segreteria unitaria. Le fibrillazioni, però, ci sono: in particolare alla Camera, il capogruppo Debora Serracchiani non vorrebbe cedere la posizione, ma in tutti i modi si eviterà una conta interna che fotograferebbe una nuova spaccatura interna tra i dem. A Palazzo Madama strada spianata per l’elezione del senatore di Bisceglie.
La linea Bonaccini, in sintesi, è stata questa: prendere tempo e mediare ancora nelle prossime ore: «Elly - ha spiegato il politico modenese - mi ha rappresentato il suo orientamento sui capigruppo la settimana scorsa e mi sono sentito in dovere di consigliarle subito prudenza. Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi, ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo: da un lato rispettoso della linea uscita al congresso ma al tempo stesso rispettoso dell'autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono». Nessuna rottura è all’orizzonte, ma conteranno i «modi» adottati dai vincitori del congresso: «Costruire questa sintonia - ha aggiunto - a me non pare così difficile se si fanno i passaggi giusti e non si calano dall'alto proposte chiuse e indiscutibili. Ho ritenuto di rappresentare questo quadro problematico ad Elly perché ne tenesse conto». La linea dell’unità e della collaborazione «è quello che si aspetta la nostra gente - aggiunge Bonaccini - ed è un elemento che fa bene all'immagine del Pd. Per questa ragione - ha aggiunto - ho chiesto alla segreteria di preservare lo spirito e le modalità inaugurate all'assemblea nazionale: lì ho detto che non mi sento minoranza e che voglio dare una mano a rafforzare il Pd a tutti i livelli, anche condividendo responsabilità. Dipende da noi ma ovviamente dipende almeno altrettanto dalla Segretaria». Il presidente del partito ha poi chiarito che allo stato c’è la disponibilità all’ascolto da parte della Schlein: «Mi ha ribadito la sua volontà di arrivare ad una gestione unitaria e questo mi fa piacere. Mi sono detto disponibile anche nelle prossime ore a confrontarci per fare passi avanti, in modo da arrivare lunedì con un quadro più completo». Nella riunione della minoranza non si è discusso dunque di nomi, né di una eventuale conta sulla Serracchiani, ma si attende per domani la proposta complessiva sia per i capigruppo che per la composizione della segreteria (al momento oltre a Boccia non ci dovrebbero essere altri pugliesi).
Si è materializzata, infine, una nuova corrente di ex bonacciniani, che si autodefiniscono «Ulivisti 4.0», decisi a svolgere un ruolo di collante tra le varie aree. A questo gruppo dovrebbero afferire gli assenti alla riunione del governatore emiliano: tra questi ci sono i senatori Marco Meloni, Antonio Nicita, Nicola Irto, Enrico Borghi, Lorenzo Basso, Silvio Franceschelli; i deputati Andrea Casu, Marco Simiani, Stefano Graziano, Anna Ascani, Toni Ricciardi, Matteo Mauri, Irene Malavasi, Irene Manzi; l’europarlamentare Pina Picierno.