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AERONAUTICA MILITARE
Gaetano Campione
18 Ottobre 2018
I jet del 61° Stormo in volo
GALATINA – L’unica nota stonata sono gli ulivi divorati dalla xylella prima di arrivare alla base. Il colore argento delle chiome ha lasciato il posto ad un marrone ruggine simbolo di morte.
Il resto è vita: il parcheggio dei visitatori pieno, come quello del personale; il rombo dei jet accompagna le lezioni degli allievi; le lezioni ai simulatori scandiscono i ritmi della giornata.
L’aeroporto “Fortunato Cesari” di Galatina, ospita il 61° Stormo dell’Aeronautica militare. In questo angolo del Salento dal 1946 il Paese con le stellette forma i piloti da caccia, gli eredi di Francesco Baracca. Una storia di successo tutta italiana, di eccellenza tricolore, in grado di sgretolare miti e leggende. Perché qui nascono anche quelli che un domani diventeranno i top gun americani.
No, non è una fake news. Stati Uniti, Francia, Spagna, Austria, Grecia, Kuwait, Polonia, Singapore (l’elenco dei Paesi partner è lungo) hanno dovuto (qualcuno a malincuore) ammettere che il miglior sistema di addestramento integrato dei piloti è il nostro.
Il gioiello tecnologico attorno al quale gira il programma è il T-346A - per capirci, sta gradualmente sostituendo il velivolo MB339, quello delle Frecce Tricolori - costruito dalla Leonardo, l’unico in grado di formare i piloti che nei reparti operativi voleranno sui caccia di quarta e quinta generazione, come gli Eurofighter e gli F-35.
Le fasi addestrative a Galatina sono suddivise in tre livelli. Il secondo (il primo contatto con gli aerei a elica si svolge a Latina) serve a capire le attitudini dell’allievo. Se, cioè, dopo otto mesi di tirocinio, potrà dare il meglio sui jet, sugli elicotteri o sugli aerei da trasporto. Una volta superata la selezione, i futuri piloti da caccia restano nel Salento e affrontano le altre due fasi. Dai primi rudimentali concetti di combattimento aereo, al rifornimento in volo, alle missioni vere e proprie.
Per ottimizzare i costi si fa ricorso a quattro sofisticatissimi simulatori che riproducono esattamente cosa succede in volo, emergenze comprese. E’ qualcosa di più di un semplice videogioco. Il sistema è talmente sofisticato e avanzato al punto da poter condurre in tempo reale una missione al simulatore e una in volo, con due allievi diversi, inserendo contromisure, minacce, condizioni meteo particolari .
L’elettronica la fa a padrone anche sul T346. Questo però non è un limite, ma un vantaggio, in quanto il pilota si può concentrare esclusivamente sulla missione.
Oggi l’iter addestrativo prevede 80 voli e 80 missioni sul simulatore: a parità di ore di volo, rispetto al passato, la preparazione di un pilota “combat ready” è decisamente superiore.
Le potenzialità della base di Galatina, perfettamente integrata nel territorio, non è ancora al top. I margini di crescita sono ancora elevati. Tra qualche anno arriverà il T-345 che manderà definitivamente in pensione gli MB339 e sarà utilizzato nella seconda e nella terza fase del programma addestrativo. E aumenteranno gli spazi per ospitare gli allievi stranieri. Ci sono tre gruppi di volo (il 61° forma anche gli istruttori di volo) e un reparto manutenzione velivoli pronti a sintetizzare quotidianamente le capacità e la grinta che continuano a rendere unici gli italiani.
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