Taranto è ancora una volta una polveriera su cui restano accese numerose micce. Ora il sindacato confederale (senza la Cisl) torna a scioperare e a porre l’accento sulla soluzione delle vertenze attraverso una transizione giusta che sia non solo ambientale e produttiva, ma anche sociale e occupazionale. Segretario D’Arcangelo, lo sciopero vale ancora come metodo?
«Al di là degli slogan, ad esempio sul cuneo fiscale che in realtà come confederali ci eravamo già conquistati con il Governo Draghi e questa è solo una proroga di quel provvedimento, è evidente che molte questioni che riguardano i pensionati, i lavoratori, le categorie più disagiate, e il Sud con Taranto in testa, sono considerate un fastidio da questo Governo. I salari non crescono come crescono i prezzi e quindi per la prima volta nella storia anche chi lavora è povero. Poi ci sono oltre 3 milioni di lavoratori e lavoratrici che sono di molto al di sotto dei 9 euro l’ora e quindi oltre al salario minimo per legge che avevamo proposto diventasse una soglia di civiltà. Oltre 100mila ragazzi e ragazze ogni anno vanno via dal nostro Paese e il 22% di loro non lavora e non studia. A Taranto il dato è ancora più inquietante...
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