MELFI - E’ diventata una delle aziende simbolo delle condizioni dell’indotto Stellantis di Melfi. La Pmc è la raffigurazione plastica di una impresa dell’automotive rimasta senza commesse e con i 144 lavoratori diretti ed i 20 in somministrazione che, da giugno, rischiano il licenziamento. L’incontro in Confindustria per tentare di scongiurare la chiusura delle attività e la perdita dei posti di lavoro ha prodotto solo un risultato parziale: prendere tempo fino a giugno in attesa di nuove soluzioni. Meno di tre mesi, dunque, per definire un percorso ed una soluzione in una vertenza intricata che, però, per i sindacati dei metalmeccanici serve a tirare il fiato ed a valutare la strada per trovare nuove soluzioni. A cominciare dalla richiesta di nuovi ammortizzatori sociali a partire da giugno.
“Abbiamo ottenuto quanto meno la prosecuzione delle attività con le produzioni della Renegade e della Compass dopo giugno, quando scadranno gli ammortizzatori. Queste produzioni, infatti, andranno via dalla Basilicata e qui resterà solo la produzione della Alfa Romea Tonale” commenta Pasquale Capocasale, segretario generale della Fismic Basilicata, ricordando come la Pmc sia una delle tre aziende dell’indotto Stellantis di Melfi che non hanno nessuna commessa per i nuovi modelli. Una condizione complessa in un orizzonte dai toni cupi che pesa non poco sul comparto automotive e che spinge verso la ricerca di nuove occasioni per evitare il peggio. “C’è l’impegno di continuare a ricercare opportunità ulteriori di commesse e di attaccare un nuovo ammortizzatore.
Nel frattempo, c’è l’impegno a provare, anche con altri strumenti come possono essere le uscite incentivate, a ridurre il problema per il futuro per provare a tenere in piedi la situazione” aggiunge ancora il sindacalista che ricorda anche come la “situazione non nasca oggi ma va avanti da un paio d’anni”. “Oggi non avendo preso nuovi modelli a Melfi l’azienda si è trovata in questa situazione e questo è il primo passaggio di una strada da perseguire anche attraverso l’utilizzazione di nuovi strumenti” continuano i sindacati che, comunque, spiegano di attendere una fase di “sviluppi positivi”.
Ora, però, a restare è quell’azienda simbolo “limite” come dice qualcuno delle condizioni dell’indotto. Indotto che vive una condizione difficile e che – come evidenzia la Fiom Cgil - “neanche l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa è servita a scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro”. “Rispetto a Stellantis, che continua a scaricare la crisi del settore sui lavoratori, i quali non hanno garanzie sul futuro occupazionale e salariale, serve un impegno concreto da parte della politica regionale, nazionale ed europea” evidenzia la segretaria regionale Giorgia Calamita, che dice anche come “il piano industriale deve tenere conto di tutto ciò specificando le produzioni. Parallelamente abbiamo bisogno di garanzie occupazionali”. Da Stellantis e dell’indotto negli ultimi anni sono usciti migliaia di lavoratori.