La capanna posta sotto l’altare della Chiesa Madre di Sant’Arcangelo attende la luce del Bambin Gesù, che sarà posato al centro del presepe la notte di Natale. Accanto a quella capanna ancora incompleta, ieri mattina, c’era la bara che ha accompagnato l’ultimo viaggio di Salvatore Briamonte: 65 anni, una moglie, tre figli; una famiglia unita che «già ha dovuto affrontare sfide difficili, altre perdite». Intorno c’era l’intera comunità di Sant’Arcangelo e quella famiglia allargata fatta di affetti e di conoscenze che va oltre i confini di un paese; oltre quelli di un’azienda. In questo caso è la C&P della famiglia Cupparo. Briamonte lavorava lì dal 2013. C’erano tutti ieri, proprio come recitava il nastro sulla corona di fiori: «i dirigenti e i colleghi».
La Basilicata saluta così un altro suo figlio morto con la divisa da lavoro. Briamonte era al nord, e stava lavorando in un cantiere per la costruzione della nuova tangenziale in provincia di Sondrio per una delle opere programmate per le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina. Il 13 dicembre scorso la tragedia: Briamonte è precipitato in un macchinario per il trattamento del cemento. Un figlio della terra lucana, l’ennesimo in un vortice inenarrabile che nel solo mese di dicembre ha fatto aumentare le morti bianche in Basilicata; un uomo tornato in una bara mentre il mondo aspetta la luce di un bambino nato in una capanna. Sembra innaturale. Ma lo ha spiegato bene il Vescovo della Diocesi di Tursi Lagonegro, Monsignor Orofino, chiamato ieri a celebrare i funerali. « Tra poco il mondo intero celebrerà la nascita del Bambino Gesù- ha detto- la Sua venuta non è solo un evento storico, ma fa la differenza anche nel cuore di ciascuno di noi. Oggi siamo qui riuniti, e questo momento non è solo un rito formale. Siamo creati per la vita eterna. Il corpo del Salvatore non è più tra noi, ma la Sua anima, la parte più profonda e viva, è presente ed è con noi».
Il dolore della famiglia è stato affidato alle parole commoventi di una nipote, Stefania. «Non è accettabile- ha detto- che per portare a casa un pezzo di pane e vivere dignitosamente si devono fare così tanti sacrifici, lasciare la propria terra, perdersi la quotidianità familiare e stare lontano dai propri affetti». «Ricordo Salvatore come una persona laborioso- ha detto il sindaco Salvatore La Grotta- il lavoro che garantisca la sicurezza, la dignità è un concetto fondamentale in un Paese civile».