Sabato 06 Settembre 2025 | 14:40

Un ettaro di lavandeto: a Lavello lo scenario perfetto per foto e yoga

 
Alba Gallo

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Alba Gallo

Un ettaro di lavandeto: a Lavello lo scenario perfetto per foto e yoga

L’idea di Savino Francesco Buldo: nato e cresciuto in una famiglia di agricoltori, da generazioni produttrice di cereali, ortaggi, legumi e frutta, non se ne vuole andare: «Ho deciso di restare al Sud perché amo la mia terra, ma volevo innovare».

Lunedì 04 Dicembre 2023, 11:10

LAVELLO - È il 2020 quando Savino Francesco Buldo, classe 1995, sceglie di inondare di viola la sua porzione di Lucania. Il suo ettaro di lavandeto è la somma di tre concetti: «da qui non me ne voglio andare», «ho meno di 30 anni» e «amo il mio lavoro».

Nato e cresciuto in una famiglia di agricoltori, da generazioni produttrice di cereali, ortaggi, legumi e frutta, Savino - da Lavello - non se ne vuole andare: «Ho deciso di restare al Sud perché amo la mia terra e sono felice al Sud, ma volevo innovare».

Così, saturo dell’ennesima rotazione stagionale per cui al broccoletto segue il pomodoro, decide di «osare» piantando la lavanda: «Sono stato uno dei primi ad introdurla, in Basilicata. L'idea era quella di inserirmi in una filiera di trasformazione». Ma è andata male. Da qui la necessità di reinventarsi: sì, ma come? «Iniziavo a notare che la fioritura della lavanda (da giugno a luglio) spingeva molti “curiosi” a fermarsi nei pressi del campo, spesso anche invadendolo. La qual cosa, se all'inizio mi infastidiva, mi ha poi portato a ragionare sulle potenzialità del campo come potenziale sfondo».

Il campo di Savino lo puoi osservare, infatti, dalla provinciale dalla Basilicata ti porta in Puglia, da Melfi (e relativa realtà industriale) al Tavoliere, andata e ritorno: «Tante, sempre di più, le macchine che si fermavano a fotografare il mio lavandeto. Così all'inizio abbiamo pensato ad aprire il campo ad un contest fotografico, nel 2023 divenuto allestimento vero e proprio di spazi che abbiamo proposto come "instagrammabili", con tanto di altalene ed olfattive atmosfere floreali».

Ma perché proprio la lavanda?

«Per i molteplici usi, per la facilità nel coltivarla, per il clima caldo della Basilicata, perché la lavanda è una varietà "rustica": non necessita di cure e contiene olio essenziale, antiparassitario naturale».

Poi l’apertura agli aperitivi, agli spettacoli di danza, allo yoga nel lavandeto...

«Sì, nell'ultimo anno la tendenza è stata questa: tanta gente ha voluto fare un'esperienza immersiva nel campo e nei suoi colori, un bagno di natura. Tendenza che, nel post Covid, ha registrato una decisa impennata: per troppo recluse, nelle persone si è accentuato il bisogno di fuga. Così dal 2021 il lavandeto è stato letteralmente preso d'assalto da svariate mascherine vaganti».

Organizzazione e gestione degli eventi a cura di Alessia, sua sorella, che vive ed opera a Milano in ambito artistico.

Ha un costo l’ingresso?

«Sì, che ammonta a 2 euro nei feriali, 3 nei festivi e che varia in presenza di eventi».

Che colori avrà il tuo campo in futuro? Sarà più «prodotto» o «paesaggio»?

«Il futuro è fatto di campi di girasole alternati ad una nuova varietà di lavanda, un po’ come in Provenza».

C’è una differenza tra un visionario ed un sognatore, parafrasando M.L. King: il primo ha sempre gli occhi aperti. Quella stessa, tra imprenditore ed artista, che - in presenza dei campi in fiore - si annulla.

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