POTENZA - La statistica smentisce chi parla di allarme furti negli appartamenti. In Basilicata i dati sono sotto la media nazionale, ma occorre tenere alta la guardia soprattutto nelle aree periferiche e nelle zone rurali dove i «predatori» sono sempre in agguato, attratti, in particolare, dalla facilità di accesso alle possibili vie di fuga.
In un territorio regionale in cui la presenza delle forze dell'ordine è da sempre alle prese con carenze di organici, il ruolo dei cittadini è di fondamentale importanza nell'ottica di proteggere la «cosa pubblica». Di qui la volontà di incrementare gli accordi per dare vita ai cosiddetti «controlli di vicinato», con i residenti chiamati a svolgere una parte attiva nella vigilanza.
Sgombriamo subito il campo da equivoci: nulla a che vedere con le ronde, illegali e pure pericolose per chi si lascia coinvolgere in questo tipo di operazione. Si tratta di un controllo informale della zona di residenza cooperando con le forze di polizia. Un format che si ispira alle esperienze di Neighbourhood Watch nate negli anni Settata negli Stati Uniti e in Inghilterra. Le prime esperienze italiane risalgono al 2008, mentre nel 2013 si è costituita l'associazione nazionale «Controllo di vicinato».
«Fondamentale – dice il prefetto di Potenza Michele Campanaro, particolarmente attivo su questo fronte – la collaborazione dei cittadini che vanno incentivati alla stipula dei protocolli di vicinato. L'obiettivo è rinsaldare il senso di comunità e di fiducia verso le istituzioni». Filosofia che animerà l'incontro del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato dal prefetto mercoledì prossimo a Lauria (Potenza). Qui sarà siglata l'intesa per il «controllo di vicinato» con il sindaco Gianni Pittella e i primi cittadini di paesi confinanti. Si accoderanno al Comune di Potenza che è finora il primo e l'unico ad aver firmato l'accordo - con un occhio rivolto alle sue aree rurali e al centro storico - in Basilicata.
Ma come si costituisce un gruppo di controllo del vicinato? La base di partenza è l’accordo sottoscritto tra Comune e Prefettura. Una volta manifestata la volontà tra vicini di creare un gruppo in una determinata zona della città, le famiglie nominano il loro coordinatore, si scambiamo numeri di telefono e indirizzi email per creare delle chat condivise (whatsapp, telegram e dintorni) e informarsi rapidamente sulle anomalie individuate nella propria zona. Il terminale di ogni notizia saranno le forze dell’ordine: i cittadini devono limitarsi alla cosiddetta «prevenzione passiva» per scoraggiare i malintenzionati, segnalando innanzitutto, attraverso cartelli, che la zona è sottoposta a controllo e che qualsiasi presenza sospetta non passerà inosservata. Il gruppo di «Controllo del vicinato», dunque, non si sostituisce alle forze di polizia che hanno il compito esclusivo di svolgere l’attività di repressione e di ricerca degli autori dei reati. In pratica, i componenti del gruppo di controllo non devono intervenire in caso di reato (fatte salve le prerogative che la legge riserva ad ogni cittadino), non fanno indagini sugli individui, non schedano le persone, non si intromettono nella sfera privata altrui.
Ai Comuni che intendono avvalersi di questa opportunità, invece, viene chiesto di organizzare incontri di approfondimento sui controlli di vicinato, di ascoltare i suggerimenti dei cittadini, di mantenere i contatti con i coordinatori attraverso la Polizia locale, di installare i cartelli nelle zone in cui sono costituiti i gruppi di controllo.