Il colpo di grazia per il già «barcollante» Ente Irrigazione (Eipli). A staccare la spina al malato terminale sarà Arcelor Mittal: il cataclisma che ha travolto l’ex Ilva di Taranto avrà pesantissime ripercussioni sull’ente, dal momento che l’acciaieria era - tra i grandi utenti dell’Eipli - l’unico che pagava con puntualità il servizio idrico, al pari di Acquedotto Pugliese e Fca. Solo dai Consorzi di bonifica della Basilicata, poi confluiti in un unico organismo, l’ente avanza qualcosa come 24 milioni di euro. Nel frattempo lo stesso Eipli è debitore nei confronti della Regione Basilicata che ha avviato un’azione di pignoramento per recuperare circa 6 milioni. Un corto circuito, insomma, determinato anche dal fatto che in base a un accordo i consorzi dovevano versare a rate quanto devono all’ente e la Regione, nel frattempo, avrebbe temporeggiato per riscuotere il suo credito. Dal consorzio l’Eipli non ha ricevuto un euro e gli uffici di viale Verrastro hanno deciso di agire giudizialmente nei confronti del debitore.
In questo contesto s’inseriscono i guai dell’ex Ilva. Come farà l’Eipli a reggere ancora senza la sponda economica della fabbrica tarantina?
Di qui la necessità di accelerare il processo di una nuova Spa che coinvolga Puglia, Basilicata e Irpinia, sollecitata dal sottosegretario lucano Salvatore Margiotta durante la Conferenza Istituzionale Permanente delle Autorità di Bacino Distrettuale, presieduta dal ministro Costa. Intervenuto in rappresentanza del Ministero delle Infrastrutture, Margiotta ha sottolineato l’importanza per le regioni meridionali della costituzione della «Società per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Basilicata e Irpinia» in sostituzione del collassato Eipli: «Si tratta - ha precisato il parlamentare lucano - di una straordinaria opportunità per rilanciare la gestione della risorsa idrica nel Mezzogiorno addivenendo finalmente a una soluzione della quale si parla senza successo da quasi venti anni. La società, che sarà costituita dal Mef, vedrà successivamente la partecipazione delle Regioni Basilicata, Puglia e Campania, ciascuna in ragione della disponibilità di acqua e della infrastrutturazione primaria per accumulo, adduzione e captazione. Ciò consentirà tra l’altro - ha aggiunto Margiotta - di affrontare rapidamente l’emergente questione della sicurezza delle dighe, delle manutenzioni, nonché del personale, sia quello a tempo indeterminato che quello precario.
Da parte mia - ha assicurato il sottosegretario - considerato che l’operazione è di competenza del Mef che secondo la legge agisce di concerto con il Mit, il Ministero dell’Agricoltura e il Ministero del Mezzogiorno, assicuro ogni impegno per realizzare un traguardo storico per il Mezzogiorno».
È una corsa contro il tempo. Già a ottobre Arcelor Mittal non ha versato un euro a Eipli e se non ci saranno sviluppi positivi sulla vicenda tarantina l’ente è destinato a perdere uno dei vertici del suo «triangolo di sostentamento» (ex Ilva, Fca e Acquedotto Pugliese).
Per oltre quaranta anni, lo ricordiamo, l’Ente Irrigazione è stato in gestione commissariale, e dal 2011 è stato soppresso e posto in liquidazione, per essere sostituito da un nuovo soggetto. In un contesto di silenzi e immobilismo, la situazione di crisi dell’Eipli è andata sempre peggiorando a causa della enorme massa debitoria esistente, il completamento delle importanti opere idrauliche si è arrestato, la gestione liquidatoria è stata assegnata a quella commissariale. Il Mef, sulla scia di una norma contenuta nel «Decreto crescita» del precedente governo nazionale, potrà procedere (speditamente, si spera) per dare un nuovo assetto alla gestione idrica in Puglia, Basilicata e Irpinia.