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Volevano bruciare le erbacce: incenerita un’azienda lucana

 
Giovanni Rivelli

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Giovanni Rivelli

Volevano bruciare le erbacce: incenerita un’azienda lucana

Devastata la «Plastiche Melfi», ditta dell’indotto dell’auto. La fabbrica era chiusa per ferie

Lunedì 19 Agosto 2019, 10:07

SAN NICOLA DI MELFI - Qualcuno voleva fare pulizia di erbacce ma ha mandato in cenere un’azienda. Sarebbe questa l’origine dell’incendio che ieri pomeriggio ha devastato la «Plastiche Melfi», azienda dell’indotto automobilistico che dà lavoro a 65 persone. O, meglio, che dava lavoro visto che lo stabilimento è totalmente distrutto, magazzino incluso, al punto da destare timori anche per le forniture al gruppo Fca e in particolare allo stabilimento di Val di Sangro.
Il rogo è partito intorno alle 15 dai campi che lambiscono l’area industriale. Stando alle ipotesi più accreditate qualcuno avrebbe appiccato il fuoco alle erbacce, per pulire i campi, ma senza le necessarie cautele e senza considerare che il caldo di questi giorni e il vento presente ieri avrebbe favorito il propagarsi delle fiamme. Ed è ciò che è successo.
Il fuoco giunto nel piazzale dello stabilimento ha trovato nuova alimentazione nei depositi di materiale plastico e si è propagato in un baleno alla struttura produttiva devastando, anche con alcuni scoppi, locali e macchinari, mentre una nuvola di fumo nerissimo si alzava al cielo e nei centri vicini, Melfi e Lavello, si iniziava ad avvertire un odore acre al punto da spinger il sindaco della città federiciana, Livio Valvano, a chiedere l’intervento dell’Arpab che ha inviato sul posto una squadra di tecnici con gli strumenti di rilevamento. Escluso il rischio nube tossica ma le analisi saranno ripetute nelle prossime ore.
Non c’è bisogno invece di aspettare oltre, invece, per capire che lo stabilimento è inservibile, al punto da far temere un collasso della struttura tanto che i Vigili del fuoco hanno lavorato dall’esterno per 5 ore per domare le fiamme. L’azienda era chiusa e le attività sarebbero riprese solamente lunedì 26, cosa che ora appare impossibile. Per la Fca, intanto, resta da valutare la disponibilità di scorte e valutare l’attivazione di altri fornitori per evitare ripercussioni.

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