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Evviva il dizionario (non è solo elenco)

 
Rosario Coluccia

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Rosario Coluccia

Evviva il dizionario (non è solo elenco)

Venerdì 14 Giugno 2024, 10:57

Ci sono vari tipi di dizionari. Dizionari storici, che registrano il lessico della nostra lingua scritta, dalla documentazione più antica fino alla contemporaneità; dizionari etimologici, che ricostruiscono la storia delle parole a partire dalla prima attestazione, registrandone gli sviluppi, la diffusione nelle diverse aree del paese e i cambiamenti di significato nel tempo; e ancora dizionari settoriali, specialistici, dei sinonimi, dei modi di dire, ecc. Molto conosciuti e consultati sono i dizionari dell’uso o generali, di solito pubblicati in un unico volume per garantirne la maneggevolezza.

Essi comprendono le voci (all’incirca 90.000-130.000 lemmi) con cui un parlante o uno scrivente potenzialmente può entrare in contatto nel corso della vita, in modo passivo o attivo. Ovviamente un singolo individuo, anche di buona cultura, non conosce il significato di tutte le parole registrate in un dizionario e normalmente ne usa di meno rispetto a quante ne conosce. Inoltre i dizionari dell’uso non documentano per intero il lessico italiano, considerato nella globalità della sua storia e delle sue manifestazioni: ad esempio, non possono ospitare tutte le parole della letteratura antica, quando esse non si siano mantenute nella lingua contemporanea; né accolgono tutte le neoformazioni e i prestiti recenti (a volte effimeri) né voci specialistiche che, esclusive di ambiti tecnici e scientifici ristretti, non entrano nella lingua comune.

Lo scopo dei dizionari dell’uso non è la selezione delle parole secondo criteri puristici e valutativi, ma la coerenza della documentazione: viene preso in considerazione il lessico di tutti i settori della vita e di tutti i livelli d’uso, comprese le voci gergali, volgari e le parole «delicate» (tabù, lessico erotico-sessuale), senza selezioni di tipo moralistico, ideologico, ecc. Dato che quasi tutti i dizionari dell’uso vengono aggiornati regolarmente, essi riflettono anche le tendenze più recenti dello sviluppo lessicale. Accanto alle edizioni cartacee esistono di norma versioni su CD-ROM o su penna USB che permettono indagini molto dettagliate sulla storia, sulla struttura e sulle stratificazioni del lessico.

Si aggiunge a una precedente edizione in formato digitale la recentissima (3 giugno 2024) stampa cartacea e aggiornata del DISC - Dizionario Italiano Sabatini Coletti (Hoepli). Ne sono autori Francesco Sabatini, professore emerito dell’Università Roma Tre, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, notissimo anche al pubblico televisivo per la pluriennale e domenicale trasmissione Pronto soccorso linguistico (Uno Mattina, Rai1); Vittorio Coletti, accademico della Crusca e professore emerito dell’Università di Genova; ai primi due si è unita, dal 2022, Manuela Manfredini, professoressa dell’Università di Genova.

A partire dal mondo della scuola e della ricerca, il DISC è diventato negli anni strumento di consultazione e di studio non solo lessicale, soprattutto grazie alla sua originalità nel trattamento dei verbi secondo la grammatica valenziale, che ne fa un unicum nel panorama dei dizionari italiani dell’uso. Nel modello valenziale di descrizione della lingua, le unità linguistiche (le parole, potremmo dire) non vanno analizzate isolatamente ma secondo i rapporti che esse stabiliscono tra loro, a vari livelli del sistema. La diffusione e lo sviluppo in Italia di questo metodo di analisi si deve a Sabatini il quale ha individuato nuove strade per presentare in maniera convincente le strutture della lingua in termini di «grammatica implicita», agevolmente acquisibile anche da studenti molto giovani.

Anche altre caratteristiche del DISC costituiscono motivi di grande interesse, per l’attenzione sistematica alle novità e ai cambiamenti della nostra epoca. Ci limitiamo a pochi esempi significativi. Nella nuova edizione, il Dizionario aggiorna il suo già ricchissimo lemmario con significati nuovi di parole già esistenti (asfaltare, frugale, giallorosso, resilienza, sardina, sostenibile, spillover, vocale ecc.) e con centinaia di veri neologismi (abilismo, boomer, catcalling, democratura, ecocidio, fomo, gigafactory, meme, metaverso, monogenitoriale, phygital, restanza, smartabile, transfobia, vertiporto, webinar ecc.). La sensibilità sempre più diffusa e condivisa che la società contemporanea mostra per le questioni di genere e di pari opportunità tra generi si riflette nel modo scelto per la presentazione delle entrate lessicali. Per ciascun sostantivo (e aggettivo), tradizionalmente indicato al maschile, si dà anche la corrispettiva forma femminile. Ad es. cuoco m., cuoca f. sost. (pl.m. -chi, f. -che) “chi per professione cucina in case, ristoranti, alberghi ecc. e, per estensione, chiunque si occupi di cucinare in famiglia”. In alcuni casi, specificamente per mestieri, professioni o ruoli, si offrono voci femminili autonome, con definizioni ed esempi esclusivi e datazione propria. Ad es. dottoressa sost. f. 1 “grado e titolo di donna che ha conseguito una laurea: dottoressa in lettere, in fisica, ecc.”; 2 “titolo di donna che esercita la professione medica”, sec. XVI; o professoressa sost. f. 1 “laureata che insegna nelle scuole secondarie o nell’università o ha il titolo per farlo”; 2 “donna che suona in un’orchestra, spec. sinfonica”; 3 “primaria ospedaliera, spec. se ha conseguito la libera docenza o titoli equivalenti”; 4 ant. “moglie di professore”, a. 1855. A saperlo ben utilizzare, il dizionario non è un semplice elenco di parole.

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