ROTONDELLA - La Provincia di Matera diffida Eni Spa ed Enea, per le responsabilità nell’inquinamento da Trielina e Cromo esavalente nell’area interna al Centro di ricerca della Trisaia, ma archivia per mancanza di riscontri il procedimento sulle responsabilità della presenza di Trialometani nella falda e metalli pesanti al suolo e nelle acque sotterranee. Quest’ultimo provvedimento, contenuto nell’ordinanza emessa dalla Provincia il 22 maggio, ha indotto il sindaco di Rotondella, Gianluca Palazzo, a chiedere la convocazione urgente del Tavolo della trasparenza in Regione Basilicata, al fine di chiarire le cause delle ipotesi di archiviazione.
Dopo oltre 50 anni è complicato accertare precise responsabilità, ma gli uffici della Provincia hanno ricostruito puntualmente l’iter dei lavori interni al Centro di ricerca, effettuati sia da Enea che dalla società «Combustibili nucleari» (Co.Nu), controllata da Eni Spa. In base alle analisi condotte fino a un anno fa, si rileva il superamento delle «Concentrazioni soglia di contaminazione» (Csc) nella matrice terreno di Berillio, Cadmio, Cobalto, Cromo tot., Rame, Tallio, Vanadio, con distribuzione estesa anche a porzioni esterne e distanti anche oltre 200 metri dal Centro. Poi si segnala il superamento delle Csc per idrocarburi pesanti, la persistenza nelle acque sotterranee del superamento di Csc in area interna all’Enea-Itrec per: Trielina, Cromo VI, Triclorometano, Ferro e Manganese, sporadicamente Boro, Nitriti, Solfati, 1,1-dicloroetilene e Tetracloroetilene. In questo quadro generale, la Provincia ha verificato che dal 1969 la società Co.Nu. ha utilizzato Trielina sotto forma di vapori riscaldati, per il lavaggio (sgrassaggio) delle barre di uranio. C’era una «area di trattamento con acidi», in cui gli elementi di combustibile finiti venivano sottoposti a lavaggio finale in acido citrico, decappaggio degli splitter (parti accessorie delle barre di combustibile saldate con esse) in acido cromico (Cromo) e acido fosforico.
Al termine del procedimento, gli scarichi contenenti residui di uranio, quindi radioattivi, sarebbero stati smaltiti come prevede la normativa. Dal 1968 al 1985, inoltre, la Co.Nu. ha utilizzato un edificio del Centro per la produzione di uranio naturale metallico in guaina di Magnesio destinato all’impianto «Magnox» di Latina, utilizzando la Trielina per il lavaggio delle barre. Qualcosa potrebbe essere andato storto anche dopo l’ottobre 1988, quando Co.Nu. ha consegnato il Magnox a Enea ed è iniziato lo smantellamento, con tutte le precauzioni nella gestione del rischio radiologico, ma non per quello di contaminazione ambientale, suolo e falda, rispetto a sostanze non radioattive come la Trielina, utilizzata anche per lavare i componenti del Magnox smontati e abbancati in un’area adiacente. Da lì il possibile inquinamento.
Quindi, la Provincia individua la società Co.Nu. come responsabile della contaminazione da Trielina e Cromo (Cromo VI) nel perimetro interno al Centro dal 1969 al 1988, mentre l’Enea responsabile dall’ottobre 1988 a dicembre 1988 per l’uso di Trielina nelle operazioni di smantellamento del Magnox. La Provincia archivia, invece, il procedimento di identificazione del responsabile relativamente all’inquinamento da Triclorometano nell’acqua sotterranea del Centro, oltre a metalli pesanti dentro e fuori il perimetro del Centro, sia in falda che nel terreno, non essendoci riscontri probatori e ipotizzando anche cause esterne. Infine, la Provincia chiede a Eni Spa ed Enea di trasmettere entro 45 giorni tutti rapporti di monitoraggio ambientale e le planimetrie idriche a loro disposizione, per capire le modalità di smaltimento delle acque reflue nel Centro.