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Rischio estinzione per gli affreschi di Santa Maria della Vaglia, la più grande chiesa rupestre di Matera

 
Carmela Cosentino

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Carmela Cosentino

 Rischio estinzione per gli affreschi di Santa Maria della Vaglia, la più grande chiesa rupestre di Matera

Gli interventi di restauro non sono più procastinabili, servono fondi. E non è un caso isolato: sono 140 le chiese rupestri sul territorio materano

Mercoledì 29 Maggio 2024, 13:40

MATERA - “Chiese rupestri, ci stiamo giocando gli affreschi. Occorre una Soprintendenza speciale”. Ad affermarlo è il consigliere comunale Pasquale Doria che in una nota, denuncia il “silenzio tombale” che grava sulla più grande chiesa rupestre di Matera: Santa Maria della Vaglia. Un luogo di culto edificato tra l’VIII e il XI secolo, in un’area oggi non più periferica dopo gli ultimi episodi di espansione urbana, che presenta nei suggestivi spazi interni un ciclo d’affreschi di buona fattura risalenti a epoche diverse. Un patrimonio storico- artistico che però rischia di scomparire, spiega Doria “se non si interviene con un’operazione di eliminazione di sali e di scialbi particolarmente carbonatati, giudicata dagli addetti ai lavori non più rinviabile se si vuole restituire visibilità ai dipinti, pena la loro perdita definitiva. Con l’aggravante che il complesso monastico a ridosso dell’Appia è già stato vanamente al centro di diverse progettazioni, restauri finanziati e mai completati”.

Ma non è un caso isolato, se si pensa alla presenza di 140 chiese rupestri che fanno del territorio materano un unicum nell’ambito della cultura artistica della regione e del Mezzogiorno. E se da una parte, sottolinea il consigliere, “risulta avanzata l’azione legata alla conoscenza riguardante la datazione degli affreschi”, dall’altra “rimane dolente il tasto relativo a un più puntuale censimento, i conseguenti rilievi e la necessaria catalogazione, tutti passaggi utili a definire i vincoli attivi sull’intero patrimonio. Questa sembra la reale misura dei problemi irrisolti, ovvero la realizzazione di programmi integrati d’interventi, sempre annunciati e, purtroppo, ogni volta rinviati a tempi migliori”. Nel caso specifico della Madonna della Vaglia, le risorse statali, rimarca Doria, sono andate perse, e “spesso banalmente sprecate in altri casi, per esempio, a Murgia Timone. In realtà, sono molteplici le emergenze legate ai crolli, alle infiltrazioni, al lavorio delle radici nel banco tufaceo, oppure l’incuria offensiva riservata a chiese come quella di San Leonardo, tutte occasioni di mancata valorizzazione e restituzione alla pubblica fruizione di un patrimonio storico e artistico d’inestimabile valore”.

Chiaro a questo punto è che la denuncia di un’emergenza che riguarda nel caso specifico la Vaglia, ha per il consigliere lo scopo di denunciare “la scomparsa di un’azione fondamentale nel governo del territorio, quella che svolgeva la Soprintendenza in un contesto così vasto, ricco e naturalmente complesso”. Da qui la proposta di istituire “una Soprintendenza speciale per programmare e attuare interventi mirati. La prolungata incuria, intanto, provoca danni irreversibili. Ragione per cui urge assicurare la conservazione delle opere d’arte, specie di quelle che, come i dipinti rupestri, presentano quadri diagnostici di difficili soluzioni tecniche. Di contro – prosegue- perderemo tutto senza una manutenzione costante e ciclica, forte di monitoraggi continui, in modo da intervenire tempestivamente sui processi di trasformazione già dal loro primo insorgere”.

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