MATERA - Nella sua rubrica appaiono i nomi di Guillermo Del Toro, Brad Bird e Chris Williams, registi, sceneggiatori e produttori cinematografici di livello internazionale. Non sono semplici contatti nella lista, ma importanti personalità con cui Marco Regina ha iniziato a lavorare in progetti dal successo assicurato. Lasciata la DreamWorks e con l’assegnazione del Premio Oscar come capo dell’animazione per il cortometraggio «The Windshield wiper» di Alberto Mielgo, per Regina, che vive e lavora a Los Angeles, si sono aperte nuove strade. E non solo per aver portato a casa l’ambita statuetta, ma per le sue capacità, risultato di studio, ricerca e sperimentazione e naturalmente di un talento innato. Incontrato a Matera, dove si è fermato per circa una settimana, ha raccontato progetti in corso e aspirazioni che permetterebbero di cambiare il volto dell’animazione in Italia. Ma partiamo per gradi.
Regina, a un anno dall’Oscar, come è cambiata la sua vita lavorativa?
Ho lavorato con Guillermo Del Toro nella realizzazione di un colossale film di animazione di genere fantasy che però oggi è in standby. Successivamente con Brad Bird, regista già vincitore di due premi Oscar per i film d’animazione “Gli Incredibili” e “Ratatouille”, per il film “Ray Gunn” che aspettiamo di terminare, e adesso con Chris Williams per un progetto nuovo, inedito, di genere fantasy, in cui mi occuperò dello storyboard. A queste si aggiungono le proposte ricevute da Sony, Warner, Dreamworks e Netflix.
Proposte ottenute grazie al Premio Oscar?
Non solo. L’Oscar incuriosisce, anche se l’ho ricevuto come capo dell’animazione del film di Mielgo, ma credo che dipenda dal modo in cui adesso faccio le stories. Per i film di animazione di Del Toro e Bird ho iniziato a usare l’Unreal Engine, un motore grafico sviluppato da Epic Games, che ti porta a realizzare tutto in tempo reale. E’ il futuro assoluto e permette di presentare un prodotto già fatto che lascia ben poco spazio all’immaginazione, e una notevole riduzione dei tempi di lavorazione del film.
In cantiere ci sono progetti da sviluppare in Italia?
Sì. Ho avviato dei rapporti con la Dog Head Animation di Firenze, dalla stretta di mano dobbiamo passare a formalizzare il tutto. Io manterrei la regia e la produzione esecutiva e in più inserirei dei professionisti di fiducia per fare uno scatto in avanti. Il mio obiettivo è portare il mondo dell’animazione italiano ai livelli della Francia e del Giappone. Non è un’impresa semplice. Siamo indietro in questo campo e bisogna recuperare terreno. Per questo dobbiamo con un livello alto, non possiamo accontentarci di immettere sul mercato un prodotto di medio livello. E per fare la differenza, è necessario un cambio di passo.
Tra le produzioni italiane qual è la più convincente?
La serie Netflix scritta da Zerocalcare è un buon prodotto. Ciò che voglio realizzare con la Dog Head, è un mio progetto, abbiamo già fatto una trailer per vedere se eravamo in grado di raggiungere una certa qualità. Ci siamo arrivati. Ma l’obiettivo finale è arrivare a creare un prodotto che possa competere con le produzioni francesi e giapponesi, alzando così il livello. E’ questa la vera sfida. E poi mi piacerebbe realizzare un mio film che in realtà ho già scritto».
La scorsa settimana ha ricevuto dal Comune di Matera il riconoscimento come “cittadino illustre” per il percorso che l’ha portata oggi ad aver un peso e un ruolo definito nella produzioni Hollywoodiane di film di animazione. Nello stesso giorno è stata lanciata l’idea di aprire una Scuola di animazione nella città dei Sassi da realizzarsi con la Casa delle tecnologie emergenti (Cte). E’ un progetto fattibile? Accetterà la sfida di coordinare e supervisionare tutto il percorso? Le hanno dato carta bianca per realizzarlo?
E’ un percorso che si deve costruire nel tempo. Vivo a Los Angeles per cui posso fornire un aiuto per strutturare il progetto ma non essere presente. Gli errori ci saranno. Ma credo che il livello di partenza debba essere alto ed è su questo che dobbiamo ragionare.