MATERA - Sta assumendo i contorni di una fiction la vicenda dell’insediamento a Matera della Scuola nazionale di cinema del Centro sperimentale di cinematografia di Roma, in cui sembra prevalere la volontà di prefigurare percorsi tortuosi e retroscena thrilling in una trama che è apparentemente molto semplice. I corsi di recitazione e di regia-filmaking, che sarebbero dovuti partire nell’autunno dell’anno scorso, non avranno inizio neanche nel 2022. Il motivo è semplice: non c’è una sede, non ci sono le attrezzature e ci sono i soldi solo per consentire lo svolgimento del primo anno di lezioni. La convenzione sottoscritta da Regione, Comune e Csc, il 17 giugno 2020, non lascia spazio a dubbi riguardo agli impegni reciprochi. La Regione avrebbe dovuto farsi carico «dei costi connessi allo svolgimento dell’attività didattica, amministrativa e gestionale», il Comune «di mettere a disposizione del Csc l’immobile di Via Lazzazzera (già sede dell’Università di Basilicata, ndr) perfettamente attrezzato sotto il profilo impiantistico e tecnologico e di tutti i costi di primo impianto, allestimento e funzionamento della sede». Nella convenzione è specificato che la Regione Basilicata avrebbe quantificato annualmente, insieme al Csc e al Comune di Matera, l’ammontare del contributo da corrispondere per lo svolgimento delle attività e con la legge di Bilancio 2021 ha inserito un capitolo di spesa di 700mila euro per questo scopo. Il Comune di Matera avrebbe dovuto invece, in primo luogo, ristrutturare la sede di Via Lazzazzera.
Per farlo erano (e sono) disponibili 600mila euro, provenienti dalla legge Finanziaria 2017 (205/2017) messi a disposizione dal Governo per la città Capitale europea della cultura nel 2019. Il progetto di riqualificazione è stato redatto dai tecnici dell’Amministrazione e l’intervento inserito nel piano annuale delle opere pubbliche approvato dal Consiglio comunale. Ostacoli burocratici non ce ne sono ma c’è la politica. Nell’opera di revisione dei progetti ereditati dalla precedente giunta, il nuovo governo cittadino ha messo sotto la lente di ingrandimento anche quelli legati alla Scuola nazionale di cinema. Ha valutato l’ipotesi, in passato già bocciata, di destinare l’immobile di Via Lazzazzera a sede della Polizia Locale, è tornata presto sui suoi passi ma non ha ancora proceduto alla ristrutturazione dell’edificio. Adesso sta provando, per ora senza successo, ad individuare una sistemazione provvisoria per rendere possibile l’avvio dei corsi entro l’autunno 2022, cosa che sembra alquanto complicata.
La sede, quindi, non c’è. E non ci sono neanche gli arredi e le attrezzature che costituiscono l’oggetto del secondo impegno del Comune, quello di allestire gli spazi in cui dovrebbe insediarsi la sezione decentrata del Centro sperimentale di cinematografia. Per le «Officine dell’immagine», così è definito il progetto di realizzazione della Scuola nazionale di cinema, il Comune ha ottenuto risorse dalla Regione Basilicata per 800mila euro, finanziati dal Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020. Per poter disporre delle somme e per rispettare le prescrizioni della delibera Cipe che disciplina il finanziamento derivante dal Fsc, avrebbe dovuto assumere un’obbligazione giuridicamente vincolante (Ogv) entro il 31 dicembre 2021. L’Ogv si ritiene soddisfatta, dal punto di vista normativo, con l’aggiudicazione della gara d’appalto o con un atto ritenuto equivalente. Inutile dire che niente di tutto questo è avvenuto. Allo stato attuale, in definitiva, quei soldi potrebbero non esserci più. C’è stato l’impegno della Regione a recuperarli e c’è la ragionevole speranza che questo accada ma nei fatti il problema esiste. Gli arredi e le attrezzature per la sede, quindi, non ci sono. Di fronte questo quadro desolante, in una delle ultime riunioni per affrontare la questione, ci sarebbe stata la proposta del Csc di far svolgere a Matera alcuni master rimandando le decisioni sulla Scuola nazionale di cinema. Un evidente passo indietro rispetto ai propositi iniziali e quindi una proposta irricevibile per il Comune che (e qui la realtà si intreccia con la fiction) ora avanza sospetti che sia il Csc ad avere altri programmi, magari quelli di portare la Scuola in Puglia. C’è anche chi ha fatto filtrare l’indiscrezione di presunte pressioni per candidare Potenza ad ospitare la sede decentrata del Csc ma la realtà è una: il Comune ha una sola strada per evitare che la città perda questa grande occasione ed è quella di ristrutturare la sede e comprare gli arredi prima possibile. Il resto è solo sceneggiatura per una nuova puntata di Imma Tataranni.