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Le cantine «eroiche» si ritrovano a Matera

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Le cantine «eroiche» si ritrovano a Matera

Vini, che passione

L'ideatore della manifestazione De Anna: «Prodotti che vengono da terre estreme»

Domenica 06 Marzo 2022, 16:02

A Matera è iniziato ieri e si concluderà domani un evento nazionale dal titolo «Vini da terre estreme», con 37 cantine eroiche ed oltre 250 etichette. L’iniziativa intende rendere omaggio a quei vini che - coltivati in aree cosiddette estreme (montagna, forti pendenze, terreni rocciosi, terrazzamenti, gradoni, sabbie, piccole isole) - hanno come denominatore comune l’essere frutto di un’agricoltura con origini e storia secolari, tramandata di generazione in generazione, che ha nel Dna la fatica, anch’essa estrema, e la passione che la produce. Ne parliamo con l’ideatore ed organizzatore Alvaro De Anna.
Come nasce il progetto "Vini da Terre Estreme"?
«Mi sono occupato di comunicazione, l'advertising classico, fin dal 1980 amministrando budget di aziende importanti con campagna pubblicitarie in Italia e all'estero. Per oltre sei anni ho accompagnato Consorzi e Cantine in giro per il mondo a promuovere il vino italiano. Strada facendo ho conosciuto e incontrato alcuni vignaioli che producevano vini in territori estremi. Ed è stato un colpo di fulmine. Da qui nasce il mio innamoramento ed il rispetto per questi produttori. Rispetto verso chi, eroicamente, dedica alla vigna e al vino energia e cuore, sudore e determinazione».
Ma chi sono questi eroi?
«Uomini e donne che hanno negli occhi e nelle mani una forza maiuscola, una sapienza antica, un coraggio da temerari. Che hanno saputo, nel corso dei secoli, interpretare e domare la natura avversa tramandando tradizioni di famiglia e salvaguardando l’integrità del territorio. Con il coraggio che nasce dalla forza d’animo. Perché ci vuole forza d’animo, tanta, per accudire vigne che crescono su terreni impervi, scomodi da raggiungere, in alta quota, o a strapiombo sul mare, su terrazze, su gradoni, su terreni sabbiosi, in piccole isole. Terre estreme, appunto. Terre che, proprio per la loro posizione, mantengono però inalterata la loro struttura naturale, il terroir, dove i vitigni autoctoni sono da sempre coltivati. Queste terre, e queste vigne, sono un patrimonio da conservare, da difendere, da far conoscere. Per apprezzare vini che hanno tanto da dare, e anche tanto da dire. Perché sono unici, veri, eroici, con una forte identità».
Perché questa edizione a Matera?
«Dopo otto edizioni nel Centro Nord d'Italia (Treviso, Venezia, Padova, Roma) e numerose all'estero (Monaco di Baviera, Helsinki, Copenhagen, Toronto, Londra, San Francisco, Kiev, Varsavia, Amsterdam, Seoul, Tokyo), ho ritenuto di dover dedicare spazio e attenzione anche alle numerose realtà che si trovano nel Centro Sud d'Italia, capaci di regalarci vini straordinari, unici, fortemente caratterizzati, in contrapposizione ai vini-fotocopia che imperversano in ogni angolo del pianeta. Un paio di anni fa, durante un viaggio di lavoro per un premio letterario a Santa Maria di Leuca, con alcuni amici abbiamo deciso di visitare Matera, città che non conoscevo se non di fama. Sono stato affascinato dalla Città dei sassi che, per la sua unicità, mi è venuto subito spontaneo assimilare alla viticoltura eroica. Vale nella vita, vale per i vini ma anche per le città. Ci sono pochi vini che possono definirsi eroici, pochi e di produzione limitata così come sono poche le città che, come Matera, per la loro storia possono a ben ragione definirsi "eroiche". E allora mi sono chiesto: quale miglior scenario per presentare questi vini? Così quest'anno ho deciso di realizzare due edizioni di "Vini da Terre Estreme" in due scenari geografici complessi per diversità di microculture: nell'entroterra di Venezia dove l'evento continuerà ad essere programmato in autunno e Matera, con questo appuntamento che speriamo di riproporre ogni anno».
Il territorio. Lei sostiene che quest'Italia non è solo viticoltura ma anche viticultura...
«L’Italia, questo nostro bellissimo Paese, ha inizio dalle cime innevate delle Alpi e si distende nel Mediterraneo tra coste frastagliate e lidi sabbiosi, costellando il Mare Nostrum di isole di varia grandezza. Su uno scenario geografico di tale complessità la storia ha proiettato un’alternanza secolare di popoli: da ciò deriva la straordinaria molteplicità delle micro culture che ci caratterizza. Le tante pregevoli tradizioni locali, le infinite sfaccettature del territorio si riflettono anche nella preziosa varietà del nostro patrimonio enologico. E, paradossalmente, i frutti migliori sembrano a volte nascere da territori solo in apparenza improvvidi o estremi. È la prova della grandezza enoica dell’Italia, della sua poliedrica, inimitabile versatilità ampelografia ed enologica. Il territorio è lo spartito del vino, le uve i suoi strumenti, gli uomini i suoi interpreti e le partiture offerte da queste terre sono spesso uniche e seducenti come poche altre al mondo. Chi può non sostenere che questa viticoltura non sia anche viticultura?».

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