Il referendum sul potenziamento del filobus inciampa in una “falla statutaria”. È una brusca battuta d’arresto, dopo due settimane in cui si era arenato l’iter per la formazione della Commissione che ha il compito di vagliare le firme su cui dovrebbe fondarsi la consultazione popolare. Il presidente del Tar di Lecce, Antonio Pasca, ha chiarito, in una lettera indirizzata al Comune, di non poter provvedere a nominare il rappresentante dello stesso Tribunale amministrativo regionale in seno alla Commissione per la valutazione del quesito referendario per l’abrogazione della delibera che prevede il potenziamento del sistema filoviario in città. La decisione del Tar di Lecce è basata sulla delibera del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa, l’organo nazionale di autogoverno dei giudici amministrativi, che ha respinto l’autorizzazione richiesta per il magistrato indicato dallo stesso presidente della sezione leccese del Tar come terzo componente della predetta Commissione, insieme agli altri due previsti dallo Statuto comunale per i referendum: il segretario comunale e un rappresentante dell’ordine degli avvocati.
Sembra che siano prevalsi i forti dubbi dei giudici sull’opportunità di partecipare a una Commissione per il vaglio delle schede di adesione al referendum perché, in caso di ricorso, sarebbe poi lo stesso organo a dover giudicare. Anche se è possibile affidare il contenzioso a un giudice diverso da quello che ha fatto il “commissario”, il Tar non apparirebbe totalmente super partes.
La lettera inviata al Comune, però, è troppo scarna e non viene spiegato nel dettaglio il problema burocratico: «Non si conoscono le ragioni che hanno determinato la decisione del Cpga nazionale, ma il Comitato ha già inviato un quesito allo stesso organo per conoscere la ratio giuridica del provvedimento, in modo da definire, insieme alle autorità comunali, i comportamenti da porre in essere per superare questi ostacoli e consentire ai cittadini leccesi di potersi esprimere su un argomento così importante per il futuro assetto della mobilità cittadina, testimoniato dalle 7234 firme raccolte in città», hanno scritto i promotori del referendum.
«Ci è arrivata questa notizia, ma vogliamo capire meglio il problema - ha spiegato il sindaco Adriana Poli Bortone - Per questo ho richiesto formalmente maggiori dettagli al Tar. Comunque, non voglio assolutamente che ci siano dei ritardi sull’iter referendario e mi sono già mossa in questo senso sul piano burocratico. Chiederò di convocare la Commissione statuto per modificare il regolamento, che a mio avviso fu fatto troppo in fretta. Il terzo prescelto come componente della Commissione dev’essere avvertito prima per capire se ci siano motivi ostativi. Noi non abbiamo tardato: abbiamo inviato la lettera a settembre. Purtroppo è stato rilevato un problema che non dipende da noi. Adesso bisogna fare in modo che tutto si risolva rapidamente».
L’ex sindaco Carlo Salvemini accoglie con entusiasmo la volontà della prima cittadina di accelerare e propone di modificare lo statuto inserendo nella commissione che vaglia le firme un professore universitario, anziché un giudice amministrativo: «Ci vuole un’intensa politica: un incontro tra le parti per risolvere il problema».
Lo scoglio burocratico non sembra risolvibile senza apportare le necessarie modifiche al regolamento, che oggi è inapplicabile, perché non consente di formare la Commissione dei tre professionisti che devono procedere alla verifica delle firme, prima che venga fissata la data della consultazione.














