MERINE (LIZZANELLO) - Un appartamento di 40 metri quadri, centimetro più, centimetro meno. Due anziani, un uomo e una donna, di oltre 70 anni seduti su due poltrone, spalle all’ingresso, con il viso rivolto verso la porta vetrata che si affaccia su una veranda, stracolma di rifiuti. I vicini di casa sono esasperati dagli insetti che a frotte escono da quell’alloggio e da un tanfo insopportabile anche a dieci metri di distanza e indossano una mascherina. Inizia così, con una storia assurda e responsabilità diverse ancora tutte da accertare, il 2025 all’interno di un residence di Merine di Lizzanello.
È il pomeriggio del 2 gennaio quando parte il caos. «Da anni denunciamo che i signori hanno bisogno di aiuto e noi di tornare a vivere nelle nostre case senza doverci sigillare per i cattivi odori», urlano in tanti. Qualche ragazzino racconta di aver visto là dentro anche gatti morti. Troppa spazzatura buttata ovunque ed escrementi dei circa quindici gatti invece ancora vivi con cucciolate di età diverse (gli ultimi hanno poche settimane e allattano) rendono impossibile accedere al bagno e alla mini camera da letto per verificarlo. Alle 3 del pomeriggio vanno via i vigili del fuoco, due ambulanze, i carabinieri. «Abbiamo preso in carico la questione - dicono - ma non possiamo far nulla perché i due signori rifiutano il ricovero. Dobbiamo attendere dal tribunale la nomina dell’amministratore di sostegno». E tutto rimane così, con le cimici e gli scarafaggi che a centinaia svolazzano in quella casa e sopra le teste di due anziani che non si muovono. Lui, un ex dipendente di banca, lei che invece era la badante della moglie dell’uomo, morta due anni prima. La gente urla, loro non si muovono. Arriva un operatore del Pis, acronimo di un servizio che si è scoperto essere salvifico: Pronto intervento servizi sociali. Entra, parla con i due anziani, esce e si attacca al telefono. Non molla. Fuori, il cattivo odore è da nausea, figurarsi all’interno. Arriva anche un vecchio amico di famiglia, l’avvocato Gerardo Carriero. Finalmente li convincono a farsi visitare.
Ecco, alle 8 di sera, la terza ambulanza: gli operatori sanitari si coprono come ai tempi del covid e già prenotano la sanificazione successiva del mezzo. E così si scopre che dalla gamba di lei letteralmente fuoriesce liquido e che lui non è in grado di muoversi perché paralizzato da anni e con una patologia renale. Adesso sono entrambi ricoverati al Vito Fazzi di Lecce ma l’avvocato Carriero si chiede come sia stato possibile arrivare a tanto: «Esistono strumenti come l’assegno di accompagnamento e l’assistenza domiciliare integrata. Perché non sono stati attivati?». I servizi sociali promettono un’indagine. E intanto la gara di solidarietà adesso è per salvare anche i gatti, alcuni dei quali affetti da infezioni batteriche. Grazie alla collaborazione del comando dei vigili urbani, della Asl veterinaria di San Cesario, della dottoressa Laura Russo e delle volontarie della colonia felina del territorio saranno curati e sterilizzati. Si spera per loro in un’adozione del cuore.